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Il male americano

Chi ha la mia età (61) è cresciuto a film western e cartoni animati di Walt Disney e vedendo negli Stati Uniti la terra promessa della ricchezza con stupore quotidiano.

Poi, con il passare degli anni e l’acquisto dell’età della consapevolezza, si è passati a non tifare più i cow boy, ma gli indiani, forse sulla falsa riga dell’innovativo film “Il mucchio selvaggio” di Sam Peckinpah del 1969 o “Soldato blu” del 1970 in cui brillava la bellezza lucente di Candice Bergen.

Andando avanti con gli anni gli USA iniziarono anche ad assurgere a gloria eterna, ma modificabile per il proprio credo politico e la voglia di confrontarsi con gli amici discutendo se si era più filo statunitensi o amanti della swinging London.

Era un concetto di approccio alla libertà diversa e vista come la terra libera e libertaria per eccellenza anche se con le Sue forti contraddizioni.

Poi chiaramente ognuno di noi ha iniziato ad avere i primi dubbi sul sistema americano, vuoi perché non è sembrato quell’eldorado di ricchezza, vuoi perché gli scritti politici dei grandi pensatori di destra hanno minato alla base questa certezza granitica infantile con il risultato che – con il tempo – adesso mi stanno antipatici.

Il mondo si è rivoltato perché mentre un tempo il vecchio PCI era anti atlantico in funzione anti capitalistica, adesso sembra il PD che sia più atlantista di chi lo abbia sempre dichiarato e spiazzando tutti se non altro perché la politica economica degli USA è di un liberismo esasperato che ha comportato che in tale sconfinato paese si conti qualcosa per la società in proporzione al reddito e alla capacità di farlo, mandando in malora i valori che invece in Italia cercano di resistere tra mille difficoltà.

Questo perché è uno Stato sostanzialmente giovane che – con lo sterminio dei nativi – ha perso quell’unico punto di riferimento della tradizione pura.

In questi giorni – sommessamente – si discute su ciò che è accaduto al cittadino spoletino Matteo Falcinelli, letteralmente incaprettato dalla Polizia di Miami.

Ora, tralascio la circostanza che si tratti di un cittadino italiano e di Spoleto (ad un tiro di schioppo da Foligno), ma debbo dire che per noi cresciuti a pane e USA sino alla età delle ragione, la questione da una parte ci ha fatto inorridire e dall’altra dato conferme su uno Stato rimasto alla grande febbre all’oro.

Che la polizia USA è manesca e di grilletto facile oramai è un fatto notorio e a farne le spese sono spesso gli afro americani che hanno il solo difetto del colore della pelle che in alcuni casi non aiuta per nulla soprattutto negli Stati del Sud, ma certo è che per noi italiani che siamo la culla del diritto è inaccettabile tale trattamento che se fosse accaduto in Italia i colpevoli erano già in carcere la sera.

Negli USA invece ci sarà un’indagine interna e vedremo come va a finire tenuto conto che ci sono state timide proteste del nostro governo.

Certo, l’indignazione non è stata al pari di Ilaria Salis in catene in Ungheria perché i protagonisti sono diversi: lo spoletino è un ragazzo comune che può essere nostro figlio e stava nei democratici Usa, la Salis invece – in base alle condanne ricevute – è manesca di brutto verso i fascistelli nel paese neo-fascista di Orban quindi una santa a prescindere.

Una martire tanto che è venuta la voglia di candidarla in Italia alle Europee perché sostanzialmente persona giusta al posto giusto.

Ma che la sinistra sia a corrente alternata oramai è un dato di fatto ma spiace che le tutele dei cittadini, di tutti, siano svilite in base a chi viene violato e che colore politico rappresenti.

Non pretendo una nuova Sigonella, ma certo è che un vero governo di destra sana avrebbe dovuto tuonare per quanto accaduto sia alla Salis sia a Falcinelli e invece hanno fatto ben poco e lo sappiamo tutti.

Gli USA sono un paese di gravi contraddizioni e enormi sacche di povertà che fanno rimpiangere perfino Ceausescu, ma rimane indubbio che se da una parte alcuni Stati hanno ancora la pena di morte (sempre verso gli afro americani), dall’altra si rischia l’ergastolo per una mano sul culo di una donna per fatti avvenuti anche 20 anni prima.

E questo accade perché gli USA non hanno storia, non hanno tradizione (scomparsa insieme ai nativi), non hanno avuto i crociati preferendo di gran lunga i mercanti che hanno implementato quell’esasperazione neocapitalistica che svilisce l’uomo e venendo avversati dai grandi pensatori che hanno avuto in Alain De Benoist delle nuova destra francese, l’alfiere di un anti americanismo che dovrebbe essere il patrimonio di tutti.

Un popolo di cow boys tanto che se uno volesse comprare un carro armato e andarci al centro commerciale basta che paghi il costo di tale ingombrante macchinario di guerra.

E siamo succubi di loro e sancendo non tanto la sconfitta delle nostra meravigliosa italianità quanto la vittoria di una globalizzazione economica verso la ricerca esasperata del profitto calpestando i diritti che sono invece inviolabili come la dignità della persona.

Cosa che all’attuale governo di destra sembra che poco interessi rinnegando quel concetto di destra di tutela dei suoi cittadini.

Di tutti.

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