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Il crimine e la scrittura, il mondo della celebre grafologa Candida Livatino

Candida Livatino è giornalista pubblicista, perito grafologo, ed è specializzata in analisi della scrittura, nei disegni dell’età evolutiva e nella valutazione grafologica finalizzata alla selezione del personale. È iscritta all’Associazione Grafologica Italiana. Collabora con Mattino CinqueQuarto GradoForumLe Iene e con le testate giornalistiche del gruppo Mediaset.

Ha vinto il premio Barocco nel 2013 e il Premio Internazionale Bronzi di Riace nel 2019. Finora ha pubblicato: “Le sfumature della scrittura” (Sperling & Kupfer 2013, la prefazione di Paolo Del Debbio), “I segreti della scrittura. Conosci te stesso e gli altri con la grafologia” (Sperling & Kupfer 2014, la prefazione di Mario Giordano), “Scrivere con il cuore” (Sperling & Kupfer 2016, la prefazione di Claudio Brachino), “Dagli scarabocchi alla firma: La grafologia rivela chi sei” (Mursia 2020, la prefazione di Francesco Vecchi).

A noi ci racconta il suo ultimo libro “Grafologia e criminologia. Killer e vittime analizzati attraverso la loro scrittura” (Mursia 2023, la prefazione di Luciano Garofano) e approfondisce l’aspetto criminale della scienza da lei praticata che, come dice spesso, “è lo specchio dell’anima”.

Quando, in quali circostanze, è nato il suo amore per la grafologia?

“Come spesso accade anche per altre professioni è stato casuale. Mio figlio scriveva in maniera incomprensibile, “sembra arabo” dicevano, al punto che alle elementari lo faceva in stampatello. Alle medie non era più possibile e quindi un professore mi ha consigliato di portarlo da una grafologa. Ho così scoperto una disciplina entusiasmante e quindi ho iniziato un percorso di studi durato cinque anni. Il problema di mio figlio era che la mano rincorreva la velocità del pensiero, nel suo caso molto accentuata. Ora, ironia della sorte, scrive perfettamente in arabo, lingua che ha voluto imparare per la sua professione”.

Il suo ultimo libro, “Grafologia e criminologia. Killer e vittime analizzati attraverso la loro scrittura”, analizza i casi di famosi criminali. Chi sono? La scrittura di chi in particolare le sembra più inquietante e perché? 

“Nel libro vengono analizzate le scritture di persone responsabili di atroci delitti, in particolare femminicidi, come Michele Buoninconti, Danilo Restivo, Antonio De Marco e altri, nonché di serial killer, come Charles Manson, Ted Bundy, Jack lo squartatore e altri. Ci sono anche le scritture di alcune delle donne vittime di coloro che dicevano di amarle o uccise in ambito familiare. Una delle scritture che più mi ha colpito è quella di Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, apparentemente una vecchietta tranquilla e disponibile verso gli altri, in realtà un’assassina spietata e crudele”.

La scrittura può cambiare negli anni?

“La scrittura si evolve in corrispondenza della crescita di una persona, finché si stabilizza durante o dopo l’adolescenza. Una volta che si è personalizzata ci sono alcuni segni, definite cardine, che non mutano nel tempo ed altri che invece sono legati allo stato d’animo del periodo che si sta vivendo. Una malattia, un dolore, una preoccupazione si riflettono nella scrittura attraverso alcuni segni grafologici, la pressione e l’allineamento al rigo di base. Risolte queste situazioni, possono poi sparire o mutare. Ovviamente anche l’età può influire: tremolii e stentatezze possono essere determinati da una mano meno ferma e non da stati d’animo particolari”.

Il nostro mondo è pieno di violenza: violenza verbale e psicologica, femminicidio, violenza contra animali, bullismo. È possibile scoprire dei tratti pericolosi e preoccupanti della psiche umana?

“L’obiettivo del mio libro è proprio quello di dare al lettore alcuni strumenti per individuare un eventuale disturbo di personalità, che potrebbe portare ad atti gravemente violenti. Quelli messi in evidenza sono ovviamente segni grafologici molto facili da riscontrare anche da una persona non esperta di grafologia. Se una donna dovesse trovarne alcuni nella scrittura del partner o dell’ex, magari anche in presenza di qualche primo episodio di violenza, non dovrebbe esitare a rivolgersi quantomeno ad un Centro Antiviolenza. Un campanello d’allarme dunque che avrebbe potuto evitare alcune tragedie e potrebbe evitarne altre”.

Che connessione c’è tra grafologia e criminologia? La polizia italiana collabora spesso con i grafologi? Il ruolo di un grafologo può essere essenziale per risolvere un caso?

“La polizia ricorre alle competenze di un grafologo per definire chi ha scritto una determinata lettera, firmato un documento, o mandato una lettera anonima, nel caso in cui ci siano alcuni indiziati. Il mio auspicio è quello che si possa creare un maggior coinvolgimento a livello preventivo”.

Ha analizzato la scrittura di vari personaggi famosi, incluso quella di Giorgia Meloni. Com’è il Presidente del Consiglio?

“Si, ho analizzato la sua grafia, dalla quale sono emerse conferme rispetto all’immagine che di lei mi ero fatta vedendola in TV o leggendo le sue interviste. La sua scrittura scorre velocemente sul rigo di base, segnalando dinamismo, iperattività e velocità di pensiero. Le lettere arrotondate indicano che è estroversa, che ama relazionarsi con gli altri, anche se molto diretta e decisa nel difendere le sue opinioni. Nella firma la lettera G del nome, molto grande, indica che vuole mettere in evidenza la sua individualità, come è normale in una persona che si è fatta da sola, in assenza di una figura paterna di riferimento. L’astina finale della “a” di Giorgia, che va verso la parte alta del foglio, è il segnale di quella grande ambizione che le ha consentito di diventare Presidente del Consiglio”.

Sempre analizza la scrittura degli altri, invece Lei com’è? Ci può svelare alcune sue caratteristiche che emergono dalla sua scrittura?

“Quasi ogni mattina, quando scrivo qualcosa, anche solo la lista della spesa, mi soffermo ad osservare la mia scrittura, che riflette anche l’umore con il quale mi accingo ad affrontare la giornata. I segni che la caratterizzano maggiormente sono quelli che riflettono l’apertura verso gli altri e la determinazione con la quale porto avanti la mia professione e nella vita di tutti i giorni. Inoltre nella firma lego nome e cognome, a riprova del fortissimo legame con la mia famiglia ed in particolare con la figura paterna”.

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