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La GMG, la Chiesa e la sfida della fede

Si è conclusa da pochi giorni la Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona, una giornata che fu istituita nel lontano 1985 da Giovanni Paolo II con ben altro spirito e ben altri risultati.

Dell’argomento posso dire qualcosa – nonostante i miei 60 anni – in considerazione che ho sempre frequentato con entusiasmo gli ambienti della Chiesa e la Caritas diocesana, da me abbandonata quando mi accorsi che tale ente stava diventando un centro politico e di assistenza pratica solo di immigrati e lasciando indietro gli italiani in difficoltà con una scelta aziendale che mi lasciava perplesso sotto ogni punto di vista dal momento che Dio non ha fatto distinguo perché siamo tutti figli suoi, non solo gli immigrati.

In tutti questi anni ho sempre cercato una sponda valida alle mie eterne domande sulla Fede e che non hanno mai trovato risposta e se le hanno trovate mi hanno amplificato le perplessità di fondo, facendomi diventare un cattolico sui generis se non addirittura eretico al pari dei Padri del deserto.

Ciò in quanto ho sempre ragionato, leggendo le Sacre Scritture, su quale fosse il messaggio reale delle stesse con il maldestro risultato che – come tanti – mi sono costruito una fede tutta mia che culmina il più delle volte nella mia auto assoluzione dai peccati perché mi sono creato alibi perfetti alle cazzate fatte e applicando alla lettera la Misericordia verso me stesso con un entusiasmo auto indulgente formidabile.

Con il risultato eclatante che il libero arbitrio – cioè faccio come mi pare a dispetto di Dio – lo esalto ogni giorno nonostante Lui mi guardi da lassù deluso e incavolato nero.

Ho sempre ritenuto che lo Stato e la Chiesa debbano rispettarsi e non sovrapporsi con l’intima convinzione che uno Stato laico comporti, per chi fa la scelta eroica di seguire Cristo, una diversa assunzione di prospettive della Chiesa stessa perché seguirla diventa vera scelta di Fede non imposta.

In realtà, nonostante i proclami anche su Civiltà Cattolica o Osservatore Romano, mi sono accorto di questa deriva di sovrapposizione per colpa soprattutto della Chiesa stessa, che sta comportando la perdita di una credibilità in funzione di un modernismo avvilente che si piega alla società che si evolve in peggio e dimenticando che il messaggio delle Sacre Scritture è attualissimo se applicato senza l’intermediazione dei preti che cercano più la quantità di fedeli che la qualità.

Dopo Giovanni Paolo II e il mio amatissimo papa Ratzinger (finissimo teologo a motivo del quale è stato costretto alla dimissioni), la Chiesa infatti ha preso una piega più sociale e meno spirituale e alimentando costantemente la eterne contraddizioni che si sono susseguite nel corso dei secoli.

Non per nulla nonostante la Chiesa emetta proclami di parità tra uomo e donna, la domenica o durante le Sante Messe c’è sempre una lettura che rimanda a San Paolo Apostolo e le sue famigerate lettere a mezzo Mediterraneo non considerando che è stato ed è il più misogino personaggio su cui è stata fondata la Chiesa stessa.

Ora non pretendo che si ritorni alla Chiesa pre conciliare con la Messa in latino e il prete di spalle ai fedeli perché verrei tacciato di essere catto-fascista (che non sono!), ma questa deriva verso un eccessivo modernismo in funzione di un consenso fuori luogo mi sta arrivando sulle palle e ritengo che sarà la tomba della Chiesa stessa che ha perso lo spunto di spiritualità in favore di un marketing per arginare la emorragia di fedeli (e di offerte), non considerando che tale emorragia è derivante dalla perdita di certezze e punti di riferimento in funzione della ricerca dello spirito e del Sacro.

Ne consegue che è la Chiesa che si sta appiattendo su posizioni statali per un verso e politiche per altro e trovando un humus deleterio in indicazioni pastorali innovative e svilenti in una globalizzazione mortificante di contenersi nella società e che culmina con un prete che ha fatto da dj ai ragazzi per farli ballare e dando risalto a tale fatto sui quotidiani.

E non è il modo per attrarre i giovani alle Sacre Scritture che forse cercano altri tipi di messaggi forti e chiari per migliorare lo Spirito con il risultato che – spesso – la conversione ad un mondo nuovo è solo di facciata e che dura lo spazio di una giornata mondiale della gioventù o di un ballo.

Il messaggio rivoluzionario delle Sacre Scritture ha perso il suo slancio in funzione di una politica che va sempre più a somigliare ai grandi proclami della sinistra e sovrapporsi alla stessa laddove in quella viene protetto il collettivo mentre nella Chiesa il singolo individuo avanti a Dio in una uguaglianza spirituale e di essenza che non è capita dai più.

Una Chiesa che si basa sul peccato e sul pentimento e creando, in ognuno di noi, quel senso di malessere interiore che deriva dalla nostra inadeguatezza che culmina nel tradimento del messaggio evangelico e non spiegando mai su cosa ci si debba pentire e a motivo del quale io non mi pento di nulla perché non mi è stato spiegato al meglio.

Sono un peccatore punto e basta solo perché venuto al mondo.

Un pò pochino.

Anziché dare risposte sul concetto del peccato, rimane silente e diventa una holding sui generis che mortifica chi cerca l’essenza della vita che non è certo il ballare in Chiesa.

Avalla la Chiesa la perdita di ciò che non può essere svilito da proclami pubblicitari per vendere il prodotto che è Dio e annullando il concetto di Sacro che invece è insito e nascosto in ogni uomo dalla notte dei tempi e che cerca in continuazione.

Ne consegue che c’è enorme confusione sotto il sole e la perdita di punti di riferimento che non possono e non debbono essere i preti dal momento che già nel IV secolo dopo Cristo con il Concilio di Nicea e l’adozione dei quattro Vangeli governativi a scapito di quelli apocrifi (quello di Giuda è meraviglioso), si è avuto il sentore di dove sarebbe arrivata la Chiesa tesa alla salvaguardia del suo potere temporale e non spirituale con il laconico risultato che ha perso lo slancio verso l’eterno e il sacro.

Quando moriranno i nostri anziani che vivono la Chiesa come tradizione e superstizione intima e inconscia, rimarrà ben poco delle processioni e delle confraternite che affastellano le nostre frazioni montane e su cui i preti di paesi poveri non hanno la benché minima cognizione se non quella di un neo paganesimo fatto di simboli e magie mal interpretate se non a mezzo della parola degli anziani stessi, depositari della vera Chiesa che sta morendo.

Mi viene in mente una frase di un mio amico prete di tanti anni fa: più conosco i preti e più penso che devo avere solo fede in Cristo.

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