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Un piccolo sole che spande luce sugli altri, il percorso ermetico di Stefano Mayorca

“Il vero iniziato è tale fino alla fine e vive questa condizione senza arroganza o ego, ma come qualcosa di prezioso che è giunto nella sua vita e che può essere utilizzato anche per aiutare il prossimo”

Stefano Mayorca è uno scrittore di molteplici temi che spaziano dall’alchimia all’ermetismo, dalla storia delle religioni fino allo studio dei cromatismi, i colori utilizzati nel contesto rituario/cerimoniale anche attraverso la pittura, mezzo espressivo e, inoltre, strumento ermetico-operativo. Nato a Roma, è considerato uno dei più profondi conoscitori di simbologia in Italia e non solo. L’ultimo suo lavoro riguarda la civiltà etrusca (“La magia etrusca, misteri, simboli e miti”, Giunti/De Vecchi, 2022), disvelata nei suoi aspetti più ancestrali e magici.

Stefano, quando è nata la tua passione per l’ermetismo?

“Questa passione è nata in me fin da piccolo. Ho avuto delle particolari esperienze che mi hanno portato ad avvicinarmi a questo mondo. Mio padre aveva acquistato la ‘Scienza dei Magi’ di Giuliano Kremmerz (Ciro Formisano, 1861-1930), lo lessi di nascosto e ho avuto una folgorazione. Kremmerz, rispetto ad altri scrittori di esoterismo, ti prende per mano e ti guida nel sentiero iniziatico. Quella edizione della ‘Scienza dei Magi’, particolare caso, fu introdotta da chi poi mi iniziò a questa schola…”.

Sei autore di una trentina di saggi. Ci vuoi parlare dell’ultima tua fatica?

“L’ultimo libro parla della magia degli etruschi. È un saggio che in qualche modo penetra l’aspetto più operativo di questo antico popolo. Questo libro, alla luce delle scoperte archeologiche del passato ma anche degli studi più recenti, esplora la civiltà etrusca in modo dettagliato e ricco di informazioni, soffermandosi in particolare sui suoi aspetti magici: la scienza occulta, i riti funebri e le credenze su viaggi dell’anima, sulla morte e la rinascita, la musica rituale e la divinazione”.

Cosa rappresenta per te la romanità?

“Credo che l’impronta ermetica della religione pagana romana, e quindi dell’antica religione, sia qualcosa che ha permesso una profonda conoscenza dell’animo umano e dell’uomo celato. Roma, prima ancora della sua fondazione, racchiudeva in sé una particolare energia, ovvero era già predisposta a quello che sarebbe stato il suo futuro cultuale iniziatico”.

Si sentono in giro tanti cosiddetti guru della spiritualità. Cosa ne pensi del panorama generale dell’esoterismo?

“Credo che esista un sottobosco ermetico/esoterico in cui molti orecchianti dell’occulto si spacciano per maestri quando non lo sono affatto e non hanno ricevuto alcuna iniziazione. Questi personaggi hanno bisogno di apparire, di ostentare un pedigree che non possiedono e ,soprattutto, spacciano in cambio di denaro un sapere che non gli appartiene”.

Stefano, oltre a scrivere di ermetismo sei anche un affermato pittore. Parlaci della tua carriera artistica.

“Ho lavorato in diverse gallerie romane di un certo rilievo, tra cui una delle più importati a Roma era quella di Stefano Dimmi, in via dei Soldati, dove ho venduto numerose opere. La mia arte pittorica la definirei ‘pittura cosmico magnetica, una tecnica che utilizza cosmetici su tela e fissati con una particolare resina di mia creazione. I soggetti delle mie opere sono propriamente legati a un percorso interiore e quindi ad una simbologia che in diverse tele si accosta a un discorso ermetico”.

Cosa rappresenta per te un percorso ermetico?

“Per quanto riguarda la via ermetica, quella autentica legata ad una tradizione millenaria, alla quale sono stato iniziato, ritengo sia uno degli aspetti più importanti della mia vita, non per motivi di ostentazione. Un percorso che mi ha dato la possibilità di pervenire ad una conoscenza di me stesso e di quelle forze che permeano l’universo e gli esseri umani evoluti, in grado di offrire loro consapevolezza e conoscenza. Ho un profondo rispetto per questo cammino, autentico e non artefatto, perché è una via totalizzante e una scelta di vita. Infatti, l’ermetista non smette di essere tale e metaforicamente non si toglie la veste da iniziato per tornare nuovamente in un contesto profano, ma resta aderente al suo ideale ermetico. Il vero iniziato è tale fino alla fine e vive questa condizione senza arroganza o ego, ma come qualcosa di prezioso che è giunto nella sua vita e che può essere utilizzato anche per aiutare il prossimo. Il vero ermetista deve trasmutarsi in un piccolo sole che spande la sua luce verso gli altri senza compiacimenti o pose magistrali, ma con l’umiltà di chi ha avuto la possibilità di percorrere una strada infinitamente sacra”.

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