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Aggressioni agli operatori sanitari: gli utenti dovrebbero avere più comprensione

Le aggressioni agli operatori sanitari aumentano sempre di più. Chi è a rischio sono sempre medici, infermieri e OSS, prima del Pronto soccorso poi delle ambulanze. Le aggressioni non sono soltanto verbali ma soprattutto fisiche e per alcuni, di conseguenza, anche psicologiche. Gli operatori sanitari delle volte svolgono male il loro lavoro a causa di queste pressioni che deconcentrano e destabilizzano chi fa l’intervento. Essere picchiati o minacciati durante il turno di lavoro pone medici e infermieri in condizioni di stress fisico e mentale, il cosiddetto ‘Burnout’. I casi sono tanti e di diverso genere, per quanto riguarda il 2022, gli atti di violenza segnalati dalle Regioni contro medici e infermieri sono 85, in crescita rispetto i 60 segnalati nel 2021.

L’associazione di Napoli ‘Nessuno tocchi Ippocrate’ tenta di informare la cittadinanza e tutelare gli operatori sanitari attraverso proposte che possano, in un certo modo, rendere più sicuri i loro interventi. Proprio l’associazione ha richiesto, per esempio, che sulle autoambulanze vengano installate delle telecamere che possano monitorare quanto accade. Non solo. Un’altra richiesta era anche quella del riconoscimento dei professionisti come pubblico ufficiale.

Dr Ruggiero Manuel, presidente ‘Nessuno tocchi Ippocrate’ e medico del 118

“Le soluzioni che come associazione, richiediamo dal lontano 2017 sono: il riconoscimento della qualifica di pubblico ufficiale con la tanta agognata procedibilità di ufficio nei confronti degli aggressori; il potenziamento della videosorveglianza sia nel Pronto soccorso sia sulle ambulanze che sulle divise degli operatori, le bodycam. Queste ancora non sono state date in dotazione e le telecamere sui mezzi di soccorso sono ancora fuori servizio. Naturalmente abbiamo richiesto anche la linea registrata per quella che è la continuità assistenziale sia nella tutela dei professionisti sia nella tutela dei pazienti che qualche volta, lamentano, in alcuni casi, l’assenza della continuità assistenziale su chiamata” fa sapere Manuel Ruggiero presidente dell’associazione ‘Nessuno Tocchi Ippocrate’ e medico del 118.

Una conseguenza di queste aggressioni è la carenza del personale: “Sul piano professionale molti medici e infermieri della prima linea della sanità stanno andando in quello che è il ‘Burnout’. La carenza dell’organico del Pronto soccorso e del 118 è figlia delle aggressioni e delle aziende sanitarie che dovrebbero prendere dei provvedimenti per evitare questi fenomeni e dare una tranquillità lavorativa ai sanitari” spiega ancora il Dr. Ruggiero.

La soluzione migliore però, sarebbe che gli utenti comprendessero che la collaborazione è il miglior modo per rendere il servizio più efficiente iniziando proprio dalle chiamate ai centralini del 118: “Agli utenti chiediamo di collaborare e di comprendere che non c’è un’ambulanza sotto il palazzo, ci sono dei tempi di arrivo e al Pronto soccorso ci sono dei tempi di attesa in base al codice di assegnazione. Il messaggio principale all’utenza è quello di chiamare con fiducia il proprio medico di famiglia o la guardia medica in quanto saranno loro eventualmente a indirizzare al Pronto soccorso o ricovero tramite il 118. Alle istituzioni invece, chiediamo maggiore attenzione a quella che è la problematica delle aggressioni. Stiamo ancora attendendo la Polizia all’interno dei presidi e il riconoscimento di pubblico ufficiale che ancora non sono arrivate, intanto noi come associazione continuiamo a contare aggressioni” cosi conclude il presidente di ‘Nessuno tocchi Ippocrate’.

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