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Me too e Black lives matter, dalla violenza alla politica nel confronto Italia-USA

Parole inglesi che significano rispettivamente anche io e le vite nere contano.

Fanno parte di quella schiera di anglicismi fonetici che in linea astratta sono in parte osteggiati dalla Accademia della Crusca quando in realtà, quest’ultima, ha perso il suo smalto quando ha sdoganato il termine petaloso unitamente alla Enciclopedia Treccani.

Una battaglia persa a prescindere e che lascia fuori dalla comprensione di ciò che voglia dire una gran parte del popolo italiano, scarsamente lettore di quotidiani e in conseguenza di ciò male informato.

Tanto per ribadire il concetto che certo giornalismo è in funzione solo della upper class che, tradendo Gramsci, vota questa pseudo sinistra e disdegna la destra che crederebbe che tale accademia sia una scuola per mugnai e la crusca un residuo della lavorazione dei cereali.

Il movimento Me too è nato quando è emerso il fatto che alcune attrici americane per lavorare erano state soggiogate agli istinti sessuali del produttore cinematografico di turno (spesso un autentico depravato) che, in cambio del lavoro elargito, chiedeva prestazioni non in linea con il rispetto della donna in maniera squallida e mortificante.

Tra l’altro avere rapporti sessuali in base ad una forzatura non capisco che gusto abbia.

Detto ciò in Italia il rapporto sarebbe punito con l’estorsione e con la violenza sessuale se reato consumato.

Negli Stati Uniti, complice la norma che non prevede la prescrizione del reato, ci sono state persone che sono state duramente condannate per fatti risalenti a 25 anni prima, suscitando il godimento della persona offesa dal reato.

Il movimento Black lives matter, invece, è nato quando la polizia statunitense uccise George Floyd, afroamericano, soffocandolo.

Giorni fa episodio analogo a Los Angeles ai danni di un insegnate padre di 3 figli.

Personalmente, nella mia immodesta visione di insieme, già definire una persona scura di colore afroamericano è sinonimo di un mal celato razzismo laddove preferisco di gran lunga americano e basta, in considerazione che il colore della pelle è un dettaglio trascurabilissimo per me, ma non per gli statunitensi, a quanto pare.

I due movimenti sono l’espressione di una società contraddittoria e malata con piccole sacche di ricchezza e praterie di estrema povertà che non hanno però scalfito il “sogno americano”.

In soldoni, quest’ultimo consiste nella possibilità di accumulare fortune ingenti se si ha voglia di lavorare senza che lo Stato – come accade in Italia – ti massacri di tasse e balzelli e senza essere visto come nemico del popolo.

Ma per me è un sogno infranto se si osserva la morale puritana degli statunitensi che continuano a dettare la tempistica del “politicamente corretto” senza avere alla base un benché minimo di tradizione spirituale primordiale, come scriveva René Guenon.

Agli occhi liberi di un italiano che ha ben altra tradizione del diritto e più di duemila anni di storia, gli statunitensi incarnano il male assoluto che culmina con la peccaminosa pacca sul sedere vista come orrore e contestualmente, in alcuni Stati degli USA, con la condanna a morte con una certa facilità – guarda caso – agli americani di carnagione scura.

Nel film I due nemici (1961), nel momento in cui Alberto Sordi, prigioniero di guerra di David Niven, chiede un bagno per fare pipì, quest’ultimo consiglia la savana per i bisogni, alché Sordi ebbe a rispondere: “abbello!! Quando Voi (gli inglesi, ndr) eravate dipinti di blu noi andavamo già alle terme”.

Ed è detto tutto per capire la macroscopica differenza e il vantaggio incolmabile

della italica civiltà.

Tornando al discorso iniziale, si evidenzia che in America non c’è la rivitalizzazione del black power nato negli anni 60 o del movimento dei neri islamici di Malcom X (nemico del pacifico Martin Luther King ed entrambi assassinati).

Ma per capire la deriva oscurantista luterana sarebbe il caso di leggere il saggio di Max Weber “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” per trovare la spiegazione a quella che apparentemente sembrerebbe una contraddizione, ma non lo è, perché per lo spirito protestante stesso il sesso è estremo peccato e gli “schei” sono visti come dono del Signore.

Un po’ semplicistica come questione, ma tant’è.

Se a ciò ci aggiunge che gli statunitensi sono e rimangono cavallari-cowboys e possono detenere in casa anche un carro armato senza licenza, si capisce che il gioco è fatto e sostanzialmente il nero di carnagione rimane sempre a rischio di contare come il due di coppe con briscola a bastoni.

Ben altro spirito animano le nostre forze dell’ordine che – salvi sporadici episodi – usano la violenza solo quando non devono soccombere e consci che, se uccidessero un nero, da noi ci sarebbe la guerra civile morale e giudiziaria.

In relazione poi al me too, dipendenti dalla pseudo cultura americana, si è provato ad osannare tale modo di vedere le cose che cozza con il nostro sentimento mediterraneo di maschio italico: la caccia alla donna per pruriti sessuali.

Ma le nostre gagliarde donne, se non viene oltrepassato il limite di continenza che sfocia nel penale, se vengono ad essere oggetto di attenzioni un po’ più pesanti reagiscono con un calcio nei testicoli senza andare tanto per il sottile e intimorendo il gallismo italico.

Con il risultato che anche corteggiare una donna diventa qualcosa di eroico e, quindi, è meglio porre l’attenzione su sé stessi e farsi le sopracciglia ad ali di gabbiano.

Una sconfitta per entrambe le civiltà dove il maschio è relegato in un recinto con filo spinato con l’aggravante, in America, che in molti hanno la “sventura” di essere anche di carnagione scura.

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