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“Quel Male Detto Amore”, l’autobiografia di Valentina Azzini da leggere tutta d’un fiato

Valentina Azzini, pittrice, scrittrice, studiosa di temi esoterici e di psicologia trans – personale nell’ambito della formazione come counselor spirituale, esordisce nel mondo della letteratura con il libro autobiografico “Quel Male Detto Amore”. Questo è un libro dedicato al figlio Leonardo, affetto da sindrome di Down, e che grazie alla sua nascita è riuscita a consacrare la sua promessa di servizio alla vita. Rimane una scelta personale e dettata dal proprio karma, “perciò al di là di ogni possibile giudizio”.

Valentina Azzini

È un libro autobiografico, quanto tempo hai impiegato per portarlo a termine?

“Ho iniziato la stesura nel 2019 per finire nel 21. Ho sempre avuto un’ampia raccolta di diari sui quali ho registrato tutti i tratti salienti della mia vita fino ad oggi per cui non ho fatto fatica a scriverlo. Ma non ero intenzionata a pubblicarlo. È nato come un viaggio introspettivo di profonda autoanalisi che attraverso la rilettura mi ha consentito di allontanarmi dal mio personale punto di vista e guardare il disegno di insieme con occhi più comprensivi. Il messaggio che la vita mi ha portato si è poi delineato così bene che ho deciso di condividerlo pubblicando il libro. Ed è infatti il messaggio che porto in tutto quello che faccio, sia nell’arte che nella scuola che ho fondato. Esiste un filo conduttore che unisce tutto ciò che esiste, le persone come gli eventi. Questo filo ci attraversa con le tinte forti oppure tenui che le nostre emozioni, le nostre idee le nostre convinzioni sono capaci di evocare, disegnando la realtà che forma le nostre vite, la nostra storia. Quando usciamo dalla percezione limitata del nostro ego, riusciamo a scorgere bagliori di quel disegno ultimo che è la sintesi ricca di ogni significato, quello che le filosofie Perenni chiamano Coscienza dell’Unità. In questa dimensione tutto assume un senso solamente in relazione al resto del tutto. Non esistono più parti (identità separate io-tu) ma un unico immenso organismo che vibra, si cela e si manifesta al di là del bene e del male. Guardando la vita in cerca di questa Sintesi la sofferenza a cui l’uomo è soggetto acquista un valore ed un significato sacro perdendo la sua tragicità. Tutto diventa ‘accettabile’, indispensabile, utile. E pian piano, perdendo l’attrito che l’uomo provoca cercando di ‘combattere’ i propri demoni, si avvicina alla vera benedizione dell’accettazione. Alla felicità. Perdendo la propria piccola personalità guadagna il vero infinito e profondo sé”.

Quale momento del racconto è stato quello più complicato da scrivere?

“La prima relazione, quella con il Massimiliano del libro e l’ultima, Alessandro. I due momenti più intensi, i cui ricordi sono ancora vividi e taglienti”.

Hai vissuto una giovinezza piena di esperienze non solo a livello lavorativo, ma c’è qualcosa di cui ti penti o che non rifaresti?

“Ripensandoci, eviterei qualche cavolata non riportata nel libro! Di ciò che ho scritto rifarei ogni cosa, considerato che sono proprio quei passi ad avermi condotto al momento presente”.

Così ci incuriosisci, una cavolata che non troviamo nel libro. Si può sapere?

“Non scenderò nei dettagli, altrimenti l’avrei scritta! Diciamo che se avessi saputo allora come conosco oggi il significato esoterico e ‘costellativo’ dell’unione sensuale e sessuale con i partner probabilmente non avrei mescolato le mie energie con alcuni individui, il sesso è sacro. E può essere una porta, se non ‘la’ porta, per la trascendenza, ma va vissuto con degno rispetto e con sacralità, appunto. Non posso dire di averlo fatto fino a circa sette anni fa”.

A questo punto ci sei arrivata negli anni o c’è stato qualcosa di bello e specifico che ti ha portato a questo ragionamento?

“Si, la scoperta e la pratica della meditazione ha risvegliato in me ricordi di conoscenze antiche. Il significato esoterico di ogni gesto ed il potere della parola e della mente. Inevitabilmente poi segue la responsabilità di ogni proprio vissuto, e non è più possibile demandare alla ‘sfortuna’ gli eventi della propria vita”.

Infine, ti chiedo: leggere il tuo libro, può aiutare a risvegliare qualcosa in noi? Perché consigli di leggerlo?

“Quando ho capito che tutte le difficoltà passate non solo non erano causate dalla sfortuna o dal caso ma dal mio modo di percepire i rapporti, dato in parte dalla genetica e in parte dalla mia personalità forgiata in questo preciso periodo storico di incarnazione, ho capito anche che tutte le sofferenze attraversate erano state utili, indispensabili per costruire la valigetta degli attrezzi con cui oggi ho deciso di dedicarmi agli altri. Il libro illustra una tecnica per poter osservare e riconoscere da molto vicino le proprie ombre e trasformarle nei propri punti di forza, come ogni percorso esoterico di presa di coscienza chiama a fare. Questo è un fondamento del pensiero tantrico orientale oltre alle mille altre sfumature meglio note della stessa disciplina. Il libro spero possa dare una speranza, una visione oltre il buio della paura e della disperazione a quelle persone, spesso donne, che come me hanno dimenticato la loro identità in cerca di un amore malato. Agli uomini può delineare chiaramente il turbine emotivo che si cela dietro una donna ferita, una di quelle donne spesso definite dagli stessi uomini ‘leggera’, e forse questo può servire a cambiare in loro il giudizio severo e maligno. Ma soprattutto questo libro racconta come dietro a tutte le nostre piccole vite si nasconde un giostraio, anima dello spettacolo, che muove i fili di ognuno di noi, intrecciando i nostri destini per accompagnarci lungo il percorso di evoluzione previsto per questo pianeta. Questo architetto è l’amore stesso, il principio primo da cui tutto ha origine e torna: l’Uno. Prima ce ne rendiamo conto e prima ci sarà possibile danzare con lui, fluire con la vita stessa senza conflitti. È un libro esoterico e transpersonale. Può non piacere, non essere compreso nel suo intimo significato, ma pubblicarlo è stato il mio dovere e personale ringraziamento all’amore reale”.

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