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Da Kronos all’Epifania e lo svelamento del divino

Difficile far capire come si possa conciliare un titolo di un articolo così con quello che si andrà a scrivere, ma ci provo facendo due calcoli alla mano.

Natale è il 25 dicembre e Gesù è nato in una stalla.

I Re Magi arrivano il 6 gennaio, ben 12 giorni dopo la nascita.

Un’eternità stare in una mangiatoia – al freddo e al gelo – ma tant’è.

Epifania viene dal greco antico ἐπιφάνεια, cioè manifestazione della divinità e Kronos, è il tempo, se non indicato come divinità sempre dell’antica Grecia.

Tanto per far comprendere che – sostanzialmente – anche le caratteristiche della tradizione Cristiana prendono lo spunto da qualcosa che è ben più antico e adattato a seconda delle esigenze popolari e attualizzate al mondo di Cristo.

Non per nulla i grandi studiosi esoterici, da non confondere con gli studiosi dello spiritualismo, hanno sempre trovato una sovrapposizione tra i simboli pre-cristiani con quelli della Fede nata il 25 dicembre.

Sul punto basta leggere, armandosi di santa pazienza, il saggio di Renè Guenon “il simbolismo delle Croce” (Adelphi edizioni) per capire che la storia Cristiana è tutto un susseguirsi e sovrapposizioni alle tradizioni e simboli già esistenti, ma che hanno trovato immutata linfa nel desiderio di non modificare le credenze popolari e svilendo la spiritualità di una festa importante.

Con l’Epifania c’è la manifestazione di Gesù al creato a motivo del quale, seguendo la stella cometa, i tre Re Magi si sono presentati al cospetto di Lui con i tre doni, simboli per eccellenza, di un mondo quasi onirico.

L’oro è la regalità, l’incenso ricorda l’immortalità e la mirra, usata dagli antichi Egizi per la mummificazione dei faraoni, indica il destino di morte del Bambino stesso.

Ora, mentre nell’era attuale la presentazione (appunto epifania) al mondo è su Facebook, nei tempi antichi la faccenda era un pochino più complicata e la Stella Cometa fu assurta a comunicato stampa del Divino.

I tre Re Magi possono essere anche considerati messaggeri di simboli, se si vuole attualizzarli con l’età moderna, del denaro (l’oro) della autoreferenzialità (l’incenso-incensarsi) e della caducità delle cose (la mirra) al fine di far credere comunque la sottomissione di tali status al Divino stesso e al cospetto di esso quando invece non è vero.

In realtà i tre Re Magi, se si fosse nell’epoca moderna, verrebbero ridicolizzati dal sistema della comunicazione che rifugge qualsiasi cosa che offra lo spunto di riflessione e che trova nella società liquida di Zygmunt Bauman il male assoluto della omologazione verso il basso.

Ma l’attenzione si sposta a ritroso e ci si deve concentrare su un solo elemento: la mirra come destino tragico del Figlio di Dio.

Ora, se i Disegni Divini avevano e hanno una loro valenza perché Dio aveva organizzato con una certa perfidia il tutto sacrificando il proprio figlio come Crono che uccise i Suoi figli (nella mitologia Greca), non di meno la Madonna , prima di essere Divina( e da me pregata quotidianamente) era una mamma destinata ad una sorte tragica come sapere, sin dalla Immacolata concezione, del Sacrificio del figlio e di cui Dio non ha tenuto conto di un elemento nel disegno architettato: il dolore di una madre.

La cosa si fa interessante perché con la manifestazione del Divino (appunto e per ribadire l’epifania) c’è lo svelamento di un piano industriale che riscuote -a pezzi e bocconi-ancora un discreto successo.

La presa di coscienza di una madre del destino di un figlio avrebbe portato alla pazzia chiunque ma non chi votata alla Immortalità.

Sarebbe stato bello vedere l’espressione della Madonna quando ha visto la mirra: un tuffo al cuore mentre osservava il Suo prezioso Pargoletto.

Perché, essendo Divina, sapeva cosa significasse tale dono, visto come monito e diversa e terrificante Annunciazione rispetto alla prima ben più imbarazzante.

L’Epifania, quindi, non come svelamento e manifestazione di Gesù, ma la anticipazione di ciò che poi sarebbe accaduto e spoilerando il tragico finale alla faccia dei dipinti del ‘300 in cui si vede il sorriso della Madonna quando i tre Re Magi si presentano per portare i terribili doni.

Una sovrapposizione tra il fato Greco e il Disegno Divino. Ma senza l’Epifania, la questione non avrebbe senso e Gesù sarebbe stato considerato un pazzo da Trattamento Sanitario Obbligatorio in considerazione che il valore della Parola è cominciato con tre simboli che si rincorrono nei secoli e mortificano ancora l’uomo dei consumi.

Ma a nessuno viene in mente che l’Epifania è l’incipit del dolore di una Madre che conosce il destino tragico di Suo figlio perché troppo occupati a riciclare i regali ricevuti 12 giorni prima.

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