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La triste illusione del “politicamente corretto”

Dal divieto di chiamare “mummie” i resti conservati nei sarcofagi all’ostracismo nei confronti della creatrice di Harry Potter

In Inghilterra si discute sul termine “mummia“, ritenuto da alcuni disumanizzante nei confronti di persone morte, anche se ormai da tremila anni. Ritengono sia meglio utilizzare l’espressione “persona mummificata” o “resti mummificati”, anche perché con la parola “mummia” si tornerebbe, secondo alcuni musei, al passato coloniale britannico. Tutto questo casualmente mentre in Egitto ,il Ministro dell’istruzione superiore e della ricerca scientifica Ayman Ashour ha affermato che un team del National Research Center (NRC), in collaborazione con un gruppo di ricerca internazionale, è riuscito a dedurre mappe degli scambi commerciali tra l’antico Egitto e i paesi del mondo attraverso antichi materiali di imbalsamazione.

Rileggersi lo splendido saggio di Orwell “1984” consente di comprendere a pieno le motivazioni che spingono certi settori della società ad abbattere monumenti e a censurare testi dei grandi del passato.

La cancellazione del passato ha, infatti, come obiettivo di permettere il controllo del presente e, quindi, il dominio sull’avvenire. Il compito del “politicamente corretto” è precisamente quello di creare la “Verità”, in altre parole di raccontare cosa sia vero, cosa sia bene, cosa sia giusto e cosa sia bello: il che implica, ovviamente, anche raccontare cosa sia falso, cosa sia male, cosa sia brutto. Quello che è stato non è stato, e quello che non è stato è stato.

Tale morbo si è sviluppato nei campus universitari americani per poi diffondersi a macchia d’olio. I nodi sono venuti al pettine più tardi. Volersi bene è cosa buona e giusta, come ci ricordano le parrocchie, ma quando la crisi economica si fa sentire a lungo, le risposte sia nazionali sia europee non sono efficaci o sono addirittura controproducenti; i posti di lavoro insicuri; il terrorismo colpisce alla cieca e, quindi, la sicurezza vien meno anche per la criminalità percepita come dilagante; le ondate migratorie creano un crescente disagio sociale: allora si staglia all’orizzonte la fine delle illusioni mentre tramontano le antiche certezze.

È stato detto – e se non sbaglio Carlo Levi ci ha scritto un libro – che “le parole sono pietre”. Di qui il goffo tentativo del “politicamente corretto” di liberarsi di un certo numero di esse imponendone l’abolizione e al contempo di imporne altre in nome del pensiero unico.

La più gettonata è “fascismo”, che non sta più ad evocare il periodo storico che l’ha caratterizzato, ma qualsiasi posizione che non si identificasse un tempo con il paradiso comunista e poi con la sinistra in generale. Quel che ignoravo, e l’ho appreso solo leggendo l’ultimo libro di Sergio Romano, è che quello che tutti noi chiamavamo “muro di Berlino “ fosse stato in realtà battezzato dai suoi costruttori della Repubblica Democratica Tedesca “ANTIFASCHISTISCHER SCHUTZWALL”, cioè “Barriera di Protezione Antifascista”. Visto che è costata la vita a 133 persone che cercarono di attraversarla, la dice lunga sulla mentalità contorta di certi ambienti non solo dell’epoca, ma contemporanei.

Altro esempio attuale, la follia ancora una volta originatasi negli ambienti eurocratici di Bruxelles, intesa a rendere innominabile il Natale e a dissuadere la pubblicità di nomi quali Giuseppe e Maria. L’idiozia del politicamente corretto ha veramente raggiunto limiti insopportabili. In altro ambito si può citare il linciaggio mediatico della scrittrice J.K. Rowling, per aver affermato che le donne hanno le mestruazioni e quindi possono procreare. Sfido qualunque donna in gamba a sentirsi maggiormente protetta se nominata come un asterisco o con una schwa (nuovi simboli lessicali per indicare persone di sesso femminile).

Occorre assolutamente opporsi a un simile messaggio, che pretende di riscrivere la realtà.

Le battaglie serie si fanno seriamente, altrimenti scadiamo nel folklore e non cambia niente, come voleva il Gattopardo.

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