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Giovenale, i no vax e la coerenza politica della Corte Costituzionale

Il grande Giovenale (II secolo d. C.) ebbe a dire una frase che è valida per tutte le stagioni, frase cara a Jean-Jacques Rousseau e adottata dai rivoluzionari francesi: vitam impendere vero, una vita alla ricerca della verità.

In linea astratta dovrebbe essere una frase che dovrebbe essere evidenziata nelle aule di giustizia al posto del ben più esilarante La legge è uguale per tutti, ma tant’è.

Ti chiederai, caro lettore, cosa c’entri tale frase con la questione dei vaccini.

Presto detto.

Sappiamo tutti come sia andata la questione della legittimità dei vaccini alla Corte Costituzionale il 1° dicembre, laddove i ricorsi incidentali (ben 19) sono stati dichiarati inammissibili e la strada è segnata.

Sul punto ci sono state reazioni scomposte da parte di tanti da un lato e l’esaltazione dei vaccinisti dall’altra per la sconfitta del fronte opposto.

Perché, come diceva Philippe Daverio, agli italiani non interessa vincere, ma che perda l’altro.

In questo rinnovato vigore di dicotomia guelfi e ghibellini attuale, si devono svolgere alcune brevi considerazioni.

Intanto l’eterna illusione degli avvocati che, come guerrieri del nulla, hanno ancora quella visione onirica della Giustizia votata al bene del cittadino che cozza in maniera bizzarra con il pragmatismo ideologico di tanti magistrati che – al pari dei grandi giuristi accademici – verificano se una virgola è stata inserita nel posto giusto, tralasciando il quadro di insieme.

Ne consegue che si osservano più i formalismi, le eventuali legittimazioni attive a partecipare ad un dibattito nelle aule di giustizia (cioè il diritto a dire la propria in una certa faccenda introdotta da altri) e dichiarando inammissibile un atto per non entrare nel merito della questione.

Ed è quello che è accaduto alla Corte Costituzionale con una decisione ben prevedibile non dal punto di vista tecnico in considerazione che l’obbligo vaccinale è altamente anticostituzionale e i vaccini sono – di fatto – sperimentali sulla pelle dei cittadini, prevedibile, come sostenuto da tempo, dal punto di vista politico.

L’aspetto mortificante non è la delusione per il risultato scontato, quanto la presa d’atto che la Corte Costituzionale si è rivelata per quello che è: un organo politico e quindi non indipendente come invece auspicavano i padri costituenti e con buona pace di Calamandrei.

Ed è normale, perché su 15 giudici, 5 sono eletti dai magistrati, 5 dal Parlamento in seduta comune e 5 dal Presidente della Repubblica, come sancito dall’articolo 135 della Costituzione.

E da nessun avvocato che ne avrebbe ben diritto di esprimere la sua.

Quindi, come poteva la Corte Costituzionale, contraddire l’operato di chi li ha messi in tale organo?

Inverosimile e fantasioso.

Anche perché immaginate cosa sarebbe accaduto se fosse stata emessa la declaratoria di anticostituzionalità dei vaccini (e dire il vero ancora c’è un barlume di speranza al pari della Juventus di vincere la Coppia dei Campioni) con un intasamento delle aule di giustizia sia in sede civile sia penale che – in ultima analisi – sarebbe andata a vanificare la farraginosa riforma Cartabia (anche lei ex presidente della Corte Costituzionale ed ex Guardasigilli).

Mai fu più vero il detto umbro “tra cani non si mordono”. Figuriamoci nel caso in esame.

Da ciò ne consegue il fallimento di un certo modo di amministrare la Giustizia in nome del popolo e facendo risultare il tutto come drammaticamente folcloristico e facendo perdere fiducia nel cittadino nei confronti del sistema.

L’Associazione nazionale magistrati ha sempre combattuto affinché la politica non avesse il sopravvento sulla Giustizia e coltivando una autonomia di pensiero che è al pari di un giornalista di Repubblica o di Libero (dipende se si è guelfi o ghibellini), ma dimenticando che la Corte Costituzionale non è autonoma per nulla e lo ha dimostrato più volte.

Basti pensare anche al regime carcerario durissimo del 41 bis su cui l’Italia ha ricevuto un giusto “rimprovero” da parte della Commissione europea dei diritti dell’uomo e che non ha avuto altre soluzioni nonostante le indicazioni da parte dell’Europa svilendo il sentimento europeista che funziona a corrente alternata e solo quando fa comodo.

Gli italiani sono tutti o guelfi o ghibellini a seconda delle necessità e trovano la punta di diamante di tale modus vivendi in quello che diceva Giuseppe Prezzolini “la coerenza è la virtù degli imbecilli”.

In realtà, superando la frase di Giovenale, la Corte Costituzionale si è adeguata a un celebre aforisma di Giovanni Giolitti “Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”.

Ed è definitivamente scomparsa la fiducia dei cittadini nel sistema Giustizia perché non si è voluta ricercare la verità.

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