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La nuova era del fashion system: il vintage

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Il vintage negli ultimi anni è tornato in voga, in origine, la parola stessa indicava il vino d’annata, in questo caso parliamo di capi d’abbigliamento, accessori e oggetti datati e usati che nel tempo hanno acquisito un certo valore. Ecco perché spesso il vintage è un pezzo unico, originale. Abiti, accessori e oggetti appartenuti a un determinato periodo storico tornano di “moda”. 

La crisi pandemica ha accelerato questo meccanismo, ne parliamo con Anna Festa e Angelo Catullo.

Nasci come stilista, hai avuto varie attività commerciali, tra cui un tuo brand che vendevi all’interno di una boutique pre-pandemia, quanto questi ultimi due o tre anni hanno influenzato il cambiamento nel settore moda?

“Innanzitutto ti ringrazio per l’opportunità che ci stai dando, Nanà Petite non è una singola persona, siamo io, Anna Festa oppure Nana’ che non ama definirsi una stilista ma bensì una disegnatrice di moda o ancora meglio ‘un’incasinatrice di moda’ e Angelo Catullo, musicista, anche se oggi lo fa solo per passione, ex compagno, con cui da ben 25 anni condividiamo e realizziamo diverse attività che son passate dalla moda alla ristorazione, per poi ritornare nel mondo dell’abbigliamento e degli accessori fino ad arrivare all’avvicinamento al mondo del vintage. Io Anna nasco come illustratrice fotografica, di moda e per libri d’infanzia, mi trovo a lavorare nel settore moda quasi per caso grazie a un’azienda che mi fece scoprire questo mondo dandomi la possibilità di esprimere a pieno la mia creatività giocando con colori, tessuti, pellami, accessori e tutto quello che ho a disposizione. Fra il 2018 e il 2019 realizziamo la prima collezione di abbigliamento donna ‘Key Key’ riscuotendo la curiosità di molti acquirenti. Il progetto però, richiedeva un consistente investimento per una produzione dai costi molto alti che in quel momento non potevamo adempiere. Nel 2019 Angelo decide di aprire un piccolo negozio di abbigliamento a Napoli, nel quartiere Chiaia, in cui poter vendere sia le nostre creazioni che alcuni prodotti di altre aziende: nel 2020 nasce Nanà Petite. Proprio in quell’anno scoppia la pandemia da Covid-19 con apertura a marzo, insomma attività nuova in pieno lockdown, abbiamo tentato di andare avanti e credere in questo progetto anche contro tutti ma purtroppo a distanza di due anni abbiamo dovuto chiudere. Nel corso di questi anni realizziamo altri capi d’abbigliamento e un campionario di borse in vera pelle, con tessuti vegetali senza presenza di sintetici, tessuti di cotone e canvas. Ad un certo punto, ci siamo resi conto che a seguito della pandemia, la gente inizia ad approcciarsi alla moda diversamente, cresce la richiesta di capi comodi, sportivi, senza tanti fronzoli e man mano si fa più forte la richiesta del vintage. Riprendere e utilizzare capi passati, unici”.

Avete deciso di cambiare e di vendere vintage, come siete arrivati a questa soluzione?

“Durante la pandemia abbiamo iniziato a percepire che i consumatori avendo più tempo a disposizione iniziano a riflettere sullo spreco e sull’eccesso di capi che si hanno nel guardaroba facendo scattare questa voglia di riutilizzare capi ‘vecchi’, probabilmente usati poco poiché poi sostituiti con capi di tendenza. Così è cresciuto in modo esponenziale il mercato del vintage, realtà sempre esistita ma che si sta facendo spazio in maniera prorompente. Anche negli uffici di rappresentanza iniziamo a sentire che le case di moda pensavano a causa delle perdite di creare collezioni ma di diminuire le uscite e di smaltire i capi a terra. Abbiamo deciso di lavorare e crescere in un settore in cui un abito può essere migliore di quelli proposti nei negozi, avendo dei capi originali senza confondersi alla massa. Quindi abbiamo deciso di mirare sull’originalità”.

Perché la gente non vuole più spendere tanto per l’abbigliamento? Il problema è solo nelle proposte di qualità – prezzo non coerenti?

“Qualitativamente i capi vintage sono migliori spesso dei capi che fanno parte del pronto moda ma non del lusso, si continua come Nanà Petite Vintage. Capi migliori a prezzi accessibili, la gente questo vuole, comprare cose carine e non troppo care, ma anche trasformarli in pezzi unici che è la parte più affascinante di questo lavoro”.

Nana’ Petite è su Instagram, oltre a vendere alle fiere capi autentici vintage, capita di renderli ancora più autentici con delle modifiche ad hoc giusto?

“Nanà Petite rimane con il concetto di vendere prodotti originali rispetto alle proposte altrui, dalla scelta dei singoli capi, capendo le esigenze e i gusti delle persone, intervenendo direttamente sui modelli realizzando pezzi unici. Siamo presenti con lo shop sui social IG e FB e in un futuro breve contiamo di realizzare un sito e-commerce” . 

Sapori di stagione, un bel primo piatto autunnale

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Con l’arrivo dell’autunno le temperature iniziano a diminuire e torna la voglia di dedicarsi di più alla cucina e alla preparazione di pasti più caldi. Dal mese di Ottobre, zucche, funghi, verdure a foglia verde, verdure sott’olio, mele, castagne, cachi, tartufi sono il must dei sapori di stagione. Anche la carne ha una propria stagionalità come lo spezzatino, la tagliata di manzo, cinghiale, l’anatra e la trippa. Il discorso della carne vale anche per le creature del mare. In questo periodo è preferibile consumare triglie, spigole, branzini, cefali, naselli e calamari.

Vi proponiamo una gustosa ricetta a base di zucca, funghi e castagne.

Il primo piatto che vi proponiamo è una pasta di farro con porcini, castagne e zucche. Un primo ricco di gusti autunnali ma equilibrato.

Ingredienti per 4/6 persone, (dipende dall’ appetito che avete!):
– 500gr pasta di farro
– 2 funghi porcini
– 300 gr di zucca
– 24 castagne bollite e spellate
– 30 gr di burro
– 3 cucchiai olio di oliva extravergine
– 1 cucchiaio semi di canapa
– 8 foglie di salvia fresca
– sale e pepe q.b.

Iniziamo dal condimento:
Far sciogliere in una padella il burro, l’olio e la salvia.
Pulire i funghi e tagliarli, la zucca senza buccia a cubetti e le castagne già bollite, spellate e divise in due.


Aggiungere in padella prima i funghi per 3-4 minuti e successivamente la zucca. Aggiungere due cucchiai d’acqua e lasciare cuocere per dieci minuti. Quando la zucca sarà abbastanza tenera, aggiungere le castagne, sale e pepe. Togliere la salvia che avrà insaporito il tutto durante le varie cotture. Cuocere la pasta e aggiungere il condimento. A piacere un po’ di pepe macinato, i semi di canapa e del formaggio grattugiato, se preferite anche pecorino.

Et voilà un piatto ricco e gustoso per una cena con gli amici o perfetto, dato le proprietà afrodisiache delle castagne per una cena in due!

“Armando Disarmato”, il nuovo singolo sul bullismo dei Marcondiro

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“Armando Disarmato” è il nuovo singolo della band Marcondiro uscito sui digital stores il 16 Novembre nella Giornata Internazionale della Tolleranza etichetta Parodoi Dischi/Distribuzione Artist First che vede la partecipazione del chitarrista e produttore Antonello D’Urso.

Il singolo è stato presentato in anteprima live il 19 Ottobre al Teatro Caesar del Comune di San Vito Romano in occasione dell’evento “Bullismo e Cyberbullismo” promosso dall’associazione Enzimi di Roma. L’evento ha visto la partecipazione di numerosi studenti delle scuole secondarie di primo grado, dei dirigenti scolastici e delle Istituzioni. Si aggiunge il patrocinio di oltre 15 Comuni della Regione Lazio, dell’ Ente parco dei Monti Simbruini, con “l’obiettivo di favorire azioni fra i vari soggetti del tessuto sociale, che consentano di proiettarci in un futuro dove attività umane e rispetto della vita possano coincidere“.

Armando Disarmato fa parte di “DATA”, il terzo concept album dei Marcondiro uscito il 12 Febbraio 2021, in questo “episodio musicale”, il gruppo nel finale affida una preghiera recitata dalla voce di un robot che chiede “Please, don’t destroy yourself Humans” riallacciandosi alla tematica dell’amore ai tempi della tecnologia.

Marco Borrelli, autore del testo, descrive la canzone  come una invettiva volutamente naif, contro tutti i “Pre-Potenti” della terra, mettendo sullo stesso piano di critica,  bulli,  dittatori, delinquenti e raccontando la storia di quartiere di un ragazzo di nome Armando, diventato un piccolo bullo, ma che nascondeva una forte necessità di farsi accettare. Un giorno, dopo una delusione d’amore, si suicidò, lanciandosi dal 6° piano, lasciando lo sconcerto tra gli adulti e tra noi adolescenti come lui.

La frase del ritornello “Se vuoi amarmi, armati del mio amore” è un’ode alla forza dell’amore e della compassione contro le atrocità delle guerre.

Moda, giovani stilisti emergenti: Ismaela Landini

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È una giovane stilista toscana di Follonica, Ismaela Landini, classe “94”, che sin da piccola si appassiona e si avvicina pian piano al mondo della moda. Tanto il tempo passato insieme alla nonna sarta, Ismaela traeva ispirazione ed esprimeva la sua creatività disegnando abiti, l’arte come cura. A 23 anni decide di iscriversi a un corso di modellistica e cucito e nasce il suo brand “Ismael”, il cui logo è una “i” e il simbolo un cuore nero. Ismael è un brand inclusivo. Il marchio Ismael valorizza l’amore verso sé stessi e incoraggia a realizzare i propri sogni, moda e psicologia, sui suoi abiti troviamo frasi di famosi psicologi. La giovane stilista opera a 360°: disegna, cuce, scatta le foto e spesso posa anche come modella.

Quando hai deciso che fare la stilista sarebbe stato il sogno della tua vita?

“Fare la stilista è sempre stato il mio sogno, ricordo che già all’asilo, mentre le mie amiche giocavano con i bambolotti, io mi divertivo a vestire le barbie e all’età di 6 anni ho iniziato a disegnare i primi abiti”.

Hai già lanciato una collezione o una capsule?

“Sì, ho lanciato la mia prima capsule l’anno scorso a Milano, gli abiti sono stati creati con il tweed e la seta, essendo le mie stoffe preferite vengono sempre riproposte come simbolo di riconoscimento del mio brand. Sto lavorando a molti progetti, a dicembre tornerò a Milano per scattare alcuni shooting con delle modelle. Facendo parte di un’associazione filantropica, sto creando t-shirt ispirate ai miei abiti di scena, in cui il ricavato sarà devoluto in beneficenza. E ovviamente, continuerò a lavorare con le modelle curvy. In primavera ho in programma altri progetti a Venezia, riguardanti una confermata collaborazione con una fotografa ed una sfilata con i miei abiti di scena. Non appena i progetti saranno conclusi potrò parlarne nello specifico e finalmente mostrarveli, non vedo l’ora”.

Hai fatto la tua prima sfilata? Come mai la scelta di una modella curvy?

“Ho fatto la mia prima sfilata al Giardino Beach a Follonica, la città in cui vivo, è stata una serata fantastica, conclusa con i fuochi d’artificio sul mare, ed un’opportunità in cui ho conosciuto la nazionale calcio curvy, allenata da Moreno Buccianti (nonché organizzatore dell’evento) e che ha come madrina la modella curvy e showgirl Francesca Maria Giuliano. Essendo un brand inclusivo ho deciso di iniziare la mia carriera con una modella curvy; ho sempre sostenuto che tutte le donne sono belle, ognuna a modo suo, non esiste la perfezione soprattutto questa immagine distorta di ‘perfezione’ che ci è stata imposta fino ad ora. Darò visibilità a qualunque donna vorrà far parte del mio progetto, del mio brand. Se ti ami risulti bellissima e le modelle curvy che ho conosciuto sanno veramente amarsi e valorizzarsi. Nella foto Francesca Angelo, capitano della squadra, indossa il mio abito di punta”.

A chi o cosa ti ispiri quando crei?

“È piuttosto particolare, ma principalmente tutti gli abiti che creo, li sogno durante la notte. Mentre l’idea di unire la psicologia alla moda è nata al mare, stavo leggendo un libro di Erich Fromm ed una frase mi ha colpita a tal punto da decidere di ricamarla su un abito, così è nato il mio abito di punta”.

La pandemia ha cambiato il fashion system?

“La pandemia ha cambiato profondamente il fashion system, il settore digitale si è sviluppato molto, essendo l’unico canale in cui era possibile comunicare e vendere i propri prodotti. Paradossalmente la pandemia ha svolto un ruolo positivo nel mondo della moda, diventando più consapevoli e sensibili verso la necessità di andare incontro ad una moda più sostenibile, che deve puntare sulla qualità e non sulla quantità, è fondamentale il rispetto verso l’ambiente e verso i lavoratori del settore, si stanno creando molti movimenti contro lo sfruttamento della manodopera, è necessario conoscere chi e come crea gli abiti che indossiamo, comprendere le realtà che si nascondono dietro ad un’etichetta, mettere un punto al fast fashion e far in modo che si affermi la moda etica”.

Nel futuro come ti vedi?

“Sappiamo che il mondo della moda richiede molta pazienza e determinazione, ma in futuro mi vedo una stilista affermata, il mio obiettivo è quello di rendere le persone consapevoli dell’importanza di amarsi, valorizzare il self-love, tutto questo attraverso la moda, far comprendere che la vera moda non è superficialità, bensì uno strumento per concretizzare la propria arte ed il proprio pensiero”.

I Barfi: dei gustosi dolcetti agrodolci

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I Barfi sono dei dolcetti a base di latte condensato, frutta secca, cocco e spezie. Queste saporite golosità di origine indiana in numerose varianti presentano l’aggiunta di spezie come il cardamomo, ma ne sono così tante che si riesce ad accontentare tutti i palati, anche i più fini! La traduzione italiana del termine “barfi” é neve, probabilmente per il colore che assumono una volta pronti.

I Barfi


È un dolce tipico dell’India cosicché lo si trova nelle principali feste, soprattutto nelle celebrazioni del Diwali: la festa delle luci.

Realizzarli è semplice e veloce, in 30 minuti circa sono pronti da mangiare!

Ingredienti per 4 persone:
– 1 cucchiaio di burro chiarificato
– 400 ml latte condensato
– 300 gr farina di cocco
– 50 gr nocciole secche
– 50 gr mandorle secche
– 10 pistacchi
– Cardamomo q.b.

Spennellare la pentola con il burro chiarificato e aggiungerci il latte condensato. Dopo alcuni minuti unire la farina di cocco, mischiare e aggiungere la frutta secca tritata in precedenza e in ultimo il cardamomo, tranne i pistacchi che metterete alla fine dopo aver miscelato il tutto e averlo trasferito in una terrina imburrata.
Far riposare a temperatura ambiente o in frigo per un’ora. Tagliare a fettine o a cubetti e servire.

Nelle altre varianti c’è anche il mango che viene aggiunto all’impasto in polpa.

Stress ossidativo e vaccinazione Sars-Cov2, la ricerca della dottoressa Antonella Cicale

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La ricerca della Dott.ssa Antonella Cicale, “Stress Ossidativo e vaccinazione Sars-Cov2” sarà oggetto di studio nelle facoltà di medicina. Lo studio è stato svolto in collaborazione con l’Università Federico II insieme al Prof. Antonio Del Prete e al Prof. Salvatore Del Prete. In questo case report si evince che la vaccinazione Biontech Pfizer non ha effetti a breve e medio termine sullo Stress Ossidativo del paziente a differenza, invece, del Sars-Cov2 che mostra alterazioni nel post infezione.

Dott.ssa Antonella Cicale

“Si tratta di uno studio osservazionale e preliminare del primo periodo della vaccinazione Sars-Cov2 e nella ricerca sono state prese in considerazione un gruppo di donne per confrontare l’impatto che queste potessero avere rispetto alla vaccinazione Biontech Pfizer ed è stata analizzata la capacità del nostro organismo di difendersi e reagire agli insulti esterni. I risultati sono stati che questa vaccinazione a medio e breve termine non impatta negativamente sul nostro organismo” spiega la Dott.ssa Cicale.

Il lavoro è stato presentato anche al XXIV Congresso Nazionale SIAAIC a Verona che si è tenuto dal 16 al 18 Ottobre scorso.

Il Congresso della SIAAC è da sempre un’occasione di confronto fra medici specialisti di fama anche mondiale, per essere sempre all’avanguardia nel campo delle patologie immunologiche e allergiche. Il congresso si presenta anche come un momento per individuare percorsi e gestioni multidisciplinari sempre più mirati.

Antonella Maria Ilaria Cicale è un medico generico di Pozzuoli, in provincia di Napoli. Oltre la Laurea ha un Master in Medicina Termale e durante la sua carriera ha maturato una lunga esperienza clinica in grado di informare e fare chiarezza sulle vaccinazioni.

Da MySpace a OnlyFans: vendere l’anima ai social

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Con il passare del tempo, le nuove mode ma soprattutto con i nuovi social si ha l’impressione di vendere sempre di più se stessi o la propria intimità. Da MySpace a OnlyFans, a distanza di circa venti anni, l’impressione è quella di mostrare o raccontare ancora più a fondo la sfera privata.

Partiamo da MySpace, uno dei primi social dove si postavano informazioni e pensieri personali. Si poteva inserire una descrizione della propria persona, un oggetto preferito, il brano che ti caratterizzava o che ti accompagnava in quel periodo e chiaramente le immagini che volevi. Si trattava di una rete sociale dove già si iniziava a far conoscere la propria persona. Attraverso questo primo social, molto gettonato, si cominciarono ad ottenere già diverse informazioni sul proprio essere.

Anni dopo c’è la svolta di Facebook che seppellisce totalmente la community di MySpace. Con il nuovo social di Mark Zuckerberg

le informazioni che si postano diventano ancora più personali. La vita privata come spettacolo per il resto del mondo fa un passo in avanti, ma effettivamente, siamo ancora all’inizio. E’ attraverso questo canale che si iniziano a far vedere le prime foto e i primi pensieri.

Instagram approda poco dopo e l’intento del social era di catturare istanti specifici di una giornata, momenti. La novità del canale sono state prima le storie poi i reel. Ma andiamo per ordine. Con le storie si comincia già a raccontare di più la quotidianità di una persona, infatti, si vedono: oggetti posseduti, lavori, animali domestici, familiari e luoghi personali. Il social diventa un trampolino di lancio per le professioni, infatti, è con questo che nasce la figura del Social Media. L’opportunità di monetizzare, e dunque guadagnare attraverso le visualizzazione, comporta la vendita della propria quotidianità attraverso video e foto da far vedere. I reel, sono la conseguenza del successo di Tik Tok.

Ebbene, Tik Tok è attualmente il social del momento, quello delle ultime generazioni e non dei boomer di Facebook. Usato da molti giovani, questa volta, con il canale in questione si fa parte proprio della vita delle persone. E’ il caso di dire: “Si entra nelle case”. Con Tik Tok si fa un ulteriore passo avanti nel mostrare la vita privata, dunque il modo di essere e le abitudini.

Arriviamo ad OnlyFans, un social che si basa su abbonamenti per creatori di contenuti. Nasce appunto come canale per mostrare un poco di tutto: dal fitness alla cucina per passare a materiale più spinto se non pornografico. La piattaforma, nata nel periodo del lockdown, è usata principalmente da modelle, ragazze che si addentrano nel mondo a luci rosse e attori/attrici hard. Se notiamo, questo è un altro step che mostra non solo la quotidianità ma anche l’intimità.

L’intento è di far riflettere sul mutamento dell’uso dei social e come passo dopo passo, è entrato nella quotidianità e nell’intimità delle persone. Per farla breve, vediamo come nel tempo, da un semplice nome, cognome e hobby si è arrivati a raccontare totalmente chi siamo anche nei momenti più intimi. Per il futuro, adesso, si sta parlando di una nuova dimensione virtuale che sicuramente avrà i suoi profitti e la sua influenza sulle persone: il Metaverso.

Bacoli, il Parco archeologico sommerso di Baia visitato da migliaia di turisti

Bacoli, una città dei Campi Flegrei in provincia di Napoli, negli ultimi è una meta davvero gettonata. Storia e cultura fanno parte di questa città di circa trenta mila abitanti e anno dopo anno sono sempre di più i visitatori che si recano per ammirare le sue meraviglie. La Tomba di Agrippina, le Terme di Baia, il Tempio di Venere o il Castello di Baia sono solo alcune delle mete più visitate.

Quest’anno in vetta c’è il Parco archeologico sommerso di Baia. Sono state più di mille le persone che hanno visitato in un solo weekend la bellezza storica. Nel ponte di Ognissanti, infatti, visitatori di tutto il mondo si sono recati sul magico luogo a bordo di canoe.

Parco Sommerso Baia
Turisti in canoa pronti per visitare il Parco Archeologico Sommerso di Baia

“Un evento fantastico, bastano le foto scattate dai partecipanti per immaginare lo spettacolo. Siamo un territorio magico, ricco di ogni tesoro. Il mare di Bacoli ha tantissimo cosi promuoviamo lo sviluppo sostenibile di qualità” scrive sui propri social il primo cittadino della città, Josi Gerardo Della Ragione.

Nel Parco archeologico sommerso si può visitare l’antica città romana di Baia, sommersa nei secoli dal fenomeno del bradisismo custodendo resti di domus, ville, terme e terme. L’evento è stato possibile grazie al Centro Sub Campi Flegrei, all’Archeocamp 2022 e al Parco Archeologico dei Campi Flegrei guidato dal Direttore Fabio Pagano.

La promozione della musica Underground nel tempo: il mutamento

Come si è evoluta la promozione e la comunicazione dei gruppi musicali nell’Underground? Quali erano gli strumenti? Come era vissuto? Sembrava ieri che ci si recasse dal giornalaio e puntualmente ogni mese si acquistava “Metal Shock”, “Metal Maniac” e “Rock Sound”. Non si vedeva l’ora che uscisse il nuovo numero della rivista, magari per scoprire cosa si dicesse dei propri beniamini, per conoscere nuove realtà o semplicemente ammirare il poster di turno da appendere al muro. Ebbene, questa è solo un’epoca di quella promozione che tanto piaceva.

Ma facciamo qualche passo indietro. Partiamo dai famosi anni ’80. In quel periodo la promozione dei gruppi avveniva scambiandosi materiale durante i concerti. In quei locali pregni di fumo di sigarette era facile trovare membri di qualche gruppo appassionato del genere che con sé aveva dei demo o qualche sticker della propria band.

Master Underground Speckmann
Master Live Obscene Extreme

Il concerto in quel periodo veniva, probabilmente, vissuto in un modo diverso rispetto a oggi. Non c’era solo il piacere di godersi la propria musica ma erano momenti di discussione, confronto e socializzazione. Per farsi pubblicità i gruppi si scambiavano le proprie musicassette con quelle favolose copertine disegnate a mano con il pennarello nero. Infine, c’era anche la distribuzione della locandina del proprio show. Qui possiamo esclamare: “Che tempi!”

Negli anni ’90, invece, a dare supporto alle band underground erano le riviste. In quell’affascinante cumulo di carta si trovavano recensioni, interviste, live report, date di concerti e foto esclusive. Le redazioni erano zeppe di demo da recensire e sulle scrivanie non c’era spazio per nulla. Le riviste davano la possibilità non solo di sapere cosa si dicesse dell’ultimo disco degli Iron Maiden o dei Metallica ma anche di scovare nuove realtà da tutto il mondo. Probabilmente, in termini economici, questo era il periodo più fiorente per tutti. C’era lavoro per i musicisti, per le etichette, le agenzie di booking, i locali e addirittura le tipografie che avevano più impegni da mantenere. Non solo. Quel periodo era segnato anche dall’avvento di quel fenomeno che è MTV. In quegli anni molti gruppi raggiunsero la fama anche grazie alla diffusione dei videoclip.

Cadaveria Underground
Cadaveria

Successivamente, con l’avvento globale di internet molte cose cambiarono. A parer di chi scrive si cominciò a perdere quel pathos di una volta ma soprattutto, andava a perdersi proprio il concetto di “Underground”. Con internet ad un certo punto i gruppi erano quasi tutti a portata di mano. Le riviste pian piano andavano a diminuire, a queste si sostituivano i webzine, consultabili da tutti ma soprattutto istantanei. La promozione, poi, si spostò anche sui social. Il primo fu MySpace, che in un certo modo potremmo considerarlo come il padre di questi canali fino ad arrivare agli attuali Facebook, Youtube, Instagram e Tik Tok.

Insomma, di tempo ne è passato e come si può notare tanti modi e tanti approcci sono cambiati. Qualcuno dirà in peggio, altri in meglio ma il dato di fatto è il mutamento della promozione.

Speciale Moda – Psico Paris, un marchio pensato per tutte le donne

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Una notte di tanti anni fa nella“Ville Lumière” ovvero Parigi, venne concepito Psico Paris. Il brand appartiene a Titti Petrucci, imprenditrice ed ex modella che ispirandosi ai grandi stilisti del passato entra in stretta connessione con la così complessa psiche del pianeta femminile.

Il marchio si avvicina a tutte le donne, ovvero ogni età cercando di essere il più versatile possibile. Nelle collezioni sono proposti modelli adattabili alle varie tipologie di corpo e ad ogni esigenza. Ritroviamo un’esplosione di colori per un total look per il quotidiano che arricchito dai giusti accessori diventa ideale anche per la sera. Libertà, forza, passionalità, sensualità caratterizzano ogni donna e la Psico Paris esprime tutto ciò nel simbolo dell’ultima collezione: il ferro di cavallo, portatore di fortuna e felicità.

È un brand in continua evoluzione sia dal punto di vista estetico che manageriale, Titti Petrucci vede lungo e lo fa tenendosi sempre aggiornata sulle nuove tendenze, partecipando in prima linea ai grandi eventi e alle grandi kermesse che caratterizzano il mondo della moda: abbigliamento, calzature e bijoux.

Prossimamente alla linea di abbigliamento femminile arriverà sul mercato il profumo Jnferno nella versione black label e white label, “mixarli è la vera diavoleria”. Un profumo unisex, il primo versione black più forte e deciso, il secondo white più fresco, ma secondo il progetto si arricchirà anche una serie di essenze intime, per la casa e per gli animali.

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