In questo giorni ci sono polemiche a non finire sulla circostanza che il capo del governo ungherese, l’ultra conservatore Orban, ha tuonato contro il Pride che poi si è svolto regolarmente e pacificamente a Budapest e a cui ha partecipato anche la nostra intellighenzia di sinistra, non tanto e secondo me per portare solidarietà a chi manifestava, quanto per sminuire la figura di Orban stesso agli occhi dell’Europa a trazione progressista.
Ne consegue che i nostri papaveri di sinistra sia siano recati sul posto anche per farsi pubblicità con la speranza di racimolare in Italia due voti in più di qualche radical chic.
Manifestare è un diritto sacrosanto che non può essere calpestato, ma anzi garantito sia in ordine alla partecipazione dei nostri politici a Budapest sia in ordine alla comunità LGBTQia+ perché siamo in democrazia e ognuno deve avere la possibilità di manifestare senza che altri dicano che non lo puoi fare.
Ho mille pensieri sul Pride e sono contraddittori per una serie di motivi che accennerò.
Innegabile che riguardo la comunità di omosessuali, transgender, fluidi e binari la situazione dovrebbe cambiare dal punto di vista dei diritti civili, da godere al pari di chi non lo è.
Ho avanti ancora l’orrore dell’ostracismo che ebbe a subire il compagno omosessuale di Lucio Dalla a cui non fu permesso neanche una visita in ospedale e se permettete, non mi è stato bene provocando in me come a molti altri sconcerto.
A 62 anni posso dire che le battaglie per i diritti degli omosessuali hanno avuto un loro giusto perché dato che mi ricordo che quando ero giovane se una persona era omosessuale viveva nascosta e sostanzialmente ai margini della società e bollato come “frocio” con un disprezzo vomitevole già a quei tempi.
E se adesso la situazione è cambiata, si deve ai sacrifici sull’altare della patria omosessuale da parte di queste persone che sono uscite allo scoperto per riaffermare il diritto di essere persone senza pregiudizi sessuali e morali.
Ma ho anche amici gay che se da una parte godono di questi nuovi diritti, dall’altra tuonano contro queste manifestazioni carnevalesche che non fanno altro che suscitare in molti un senso di perplessità nel vedere l’ostentazione di una omosessualità che – al pari della eterosessualità – deve rimanere un fatto intimo.
Ama chi vuoi, ma non ostentare al pari di una coppia etero che pomicia in pubblico.
Ne va della dignità della persona.
Ma quando queste manifestazioni prendono una connotazione politica simil fascista in considerazione che vengono censurati chi non la pensi come loro, allora non sono più d’accordo e grido al fascismo di sinistra.
Tralascio volutamente le uscite quasi pirandelliane di un disastro emotivo interiore e scenico, ma certo è che poi vedere che si manifesta per Gaza o per l’Iran – al solo fine di attaccare Israele – dove nei paesi islamici gli omosessuali vengo impiccati o lanciati dall’ultimo piano dei palazzi, svilisce la battaglia per i diritti degli omosessuali stessi che fanno la figura dei cretini o degli ignoranti in materia religiosa.
E protestano contro Orban in Ungheria che invece lo ha di fatto permesso con la partecipazione di 200.000 persone.
Non credo che a Teheran sarebbe stato permesso, ma a Tel Aviv sì, ma tant’è.
A proposito delle tutele delle minoranze come sempre auspicate dalla sinistra, mi viene in mente il nostro vecchio presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che nel 1956 si esaltò quando i russi entrarono in Ungheria per ristabilire l’ordine costituzionale comunista e plaudendo alla repressione della minoranza ungherese.
Quindi una tutela delle minoranze a corrente alternata come ha fatto sempre la sinistra.
È sotto gli occhi di tutti, infatti, questo fascismo di sinistra che si esplica in Italia quando nelle Università i collettivi rossi impediscono di parlare a chi non è di sinistra o addirittura di origine ebraica e segno inequivocabile che non rispettano le minoranze, ma l’ideale politico calpestando tutto con il plauso dei radical chic dall’alto dei loro attici ai Parioli.
Si dimentica la storia e, soprattutto, la storia di Budapest dove durante la seconda guerra mondiale gli abitanti di tale meravigliosa capitale aiutarono Giorgio Perlasca e Raoul Wallenberg (diplomatico svedese poi imprigionato dai russi e impiccato) a salvare gli ebrei rischiando tutti di loro.
E che gli abitanti di Budapest hanno sempre difeso le minoranze ha nel Pride di giorni fa la riprova di una apertura mentale non indifferente facendo schiumare di rabbia Orban.
Il problema, però, è che un conto manifestare per i diritti (sacrosanti per carità) un conto è trasformare tale manifestazione in qualcosa che io ritengo esilarante e contraddittorio perché diventa controproducente verso quegli omosessuali delicati che hanno il precipuo scopo di godersi il loro amore di turno senza essere giudicati da qualche coatto che, invece, viene rispedito al mittente dalla società.
Perché poi c’è il rischio di fare di tutta un’erba un fascio (anche politico), macchiando tutto di ridicolo dato che di diritti non se ne è quasi parlato, ma si sono indossati vestiti di dubbio gusto.
Svilendo gli omosessuali silenti che sono signori d’animo e vestiti con raffinatezza.