Essere giornalista pubblicista non è la mia attività lavorativa, facendo ben altro, ma è semmai un sogno coltivato da piccino, che non mi dà da vivere.
Per diventarlo, dopo due anni di articoli anche su altre testate, ho dovuto fare una sorta di esame e studiare anche tutta la legge sulla stampa con il risultato che – dopo l’abilitazione – adesso sono iscritto a due ordini professionali.
Questo ha comportato che ho capito al meglio cosa significhi essere un giornalista e i rischi che si possono correre.
Il problema è quando si forniscono notizie senza averne accertata la veridicità con il risultato eclatante che può accadere che i quotidiani siano invasi da fake news a volte involontarie, ma fatte salve quelle dei giornalisti politicizzati che perdono il lume della ragione giornalistica, svilendo la bella professione.
Questo almeno accade nelle grandi testate giornalistiche nazionali mentre nei giornali locali l’aria di libertà- per dirla alla Calamandrei – si respira a pieni polmoni e nessuno di noi che abbia in animo di fornire notizie non vere o veritiere.
Semmai è da verificare in maniera certosina la notizia, ma a volta risulta impossibile perché alle prime domande più approfondite cala l’omertà.
Nasce così l’articolo basato su notizie apprese qua e là, ma da fonti certe o da persone in cui si ripone la massima fiducia non sapendole bugiarde.
In questo si sostanzia il giornalismo in parole povere.
Sappiamo tutti al meglio che la scorsa settimana c’è stata una vistosa polemica tra i giornalisti che hanno subìto un attacco e la Regione dell’Umbria in persona della “chierichetta” Proietti che, accusata di dire cose non proprio vere, l’ha presa male se non malissimo, dando mandato alla avvocatura regionale di promuovere iniziative legali per denunciare per diffamazione quei giornalisti che avrebbero riportato notizie non vere e venendo sostanzialmente essere accusati di lesa maestà.
Sul punto di questo attacco alla libertà di informazione, l’Ordine dei Giornalisti in persona del presidente Luca Benedetti, ha glissato in maniera elegante – quasi democristiana – non raccogliendo l’invito alla guerra che, invece, la politica sperava di fa nascere per alimentare un dibattito sul nulla.
Ora, se anche recentemente la Cassazione Penale sezione 5 con sentenza 19102/2025 del 26 maggio 2025 ha stabilito il limite tra diffamazione e diritto di cronaca giornalistica e di cui la avvocatura regionale sembra non averne tenuto conto ed è grave, altrettanto grave è il tentativo della giunta di sinistra della nostra Regione di silenziare chi non è omologato al pensiero dominante di sinistra stessa.
Se da una parte l’Ordine dei Giornalisti è un organo di governo professionale e quindi racchiudente anche varie anime politiche dei giornalisti che ne fanno parte, dall’altra l’avvocatura regionale – quale organo tecnicissimo – non si dovrebbe far trascinare da diatribe politiche indipendentemente dal colore politico della giunta governante.
Alla giunta Tesei sono state rivolte critiche feroci più o meno fondate, ma forse, proprio perché avvocato, non ha mai pensato di interessare l’avvocatura regionale per silenziare la critica stessa.
E stiamo parlando della Tesei che ha un caratterino particolare e non ha mai brillato per simpatia.
In realtà la Proietti, quelle che parla di Cantico delle Creature, di san Francesco e chi più ne ha ne metta, appare molto meno tollerante dall’immagine che propone al popolo bue che non le perdona una politica sui generis in merito al bilancio sulla sanità e sulle liste di attesa perché il popolo ha la sensazione di essere stato preso in giro da questa deliziosa fatina della politica de noantri.
Il problema nasce dalla vecchia “questione morale” anticipata dal compiantissimo Enrico Berlinguer in cui questo campione – onesto e rigoroso per eccellenza – criticava una sorta di supremazia del pensiero comunista e creando una élite culturale che, quindi, era staccata dal popolo stesso.
Una sorta di indiretta critica al famigerato “manifesto di Ventotene” di Spinelli che è tutto che un inno alla libertà.
Questo comporta la carenza di una democrazia e di dibattito su cui si fonda la civiltà occidentale
Molte volte accade che – a livello mediatico – certi personaggi di sinistra vengano osannati da altri personaggi di sinistra che esaltano la “giusta battaglia” lasciando intendere che solo loro sono i depositari di una verità assoluta quando in realtà è relativa in considerazione che anche quelli di destra pensano che sia la loro la “giusta battaglia” stessa.
Ne consegue che in nome di un antifascismo imperante ci si comporti, nei fatti concludenti, da prevaricatori perché cercare di silenziare le critiche al governo – anche se regionale – accadde sotto il pessimo ventennio.
Aveva proprio ragione Ennio Flaiano: “I fascisti si dividono in due categorie:i fascisti e gli antifascisti”.
Questo è.