Il delitto della studentessa inglese Meredith Kercher, avvenuto la notte tra il 1° e il 2 novembre 2007 a Perugia, è uno dei casi giudiziari più discussi e controversi della cronaca nera italiana. La morte della giovane studentessa britannica, partecipante al programma Erasmus, ha suscitato un ampio dibattito pubblico e mediatico, sollevando interrogativi sulla giustizia e sulle dinamiche processuali.
Meredith Kercher, 21 anni, fu trovata senza vita nel suo appartamento in via della Pergola 7, a Perugia. La causa della morte fu un colpo inferto con un oggetto contundente, probabilmente un coltello. La scena del crimine presentava segni di effrazione, e inizialmente si pensò a un tentativo di rapina finito male. Tuttavia, le indagini si concentrarono rapidamente su Amanda Knox, una giovane studentessa statunitense che condivideva l’appartamento con Meredith, e sul suo allora fidanzato, Raffaele Sollecito.
Amanda Knox e Raffaele Sollecito furono arrestati e accusati di omicidio e violenza sessuale. Il 4 dicembre 2009, la Corte d’Assise di Perugia li condannò a 26 e 25 anni di reclusione, rispettivamente. Tuttavia, nel 2011, la Corte d’Appello di Perugia annullò le condanne, assolvendo entrambi con la formula “per non aver commesso il fatto”. La Corte ritenne che le prove a loro carico fossero insufficienti e che le indagini fossero state condotte in modo approssimativo.
Nel 2013, la Corte di Cassazione annullò l’assoluzione, ordinando un nuovo processo. Nel 2014, la Corte d’Appello di Firenze li condannò nuovamente, ma nel 2015 la Corte di Cassazione annullò definitivamente le condanne, dichiarando l’innocenza di Knox e Sollecito e sottolineando le gravi lacune nelle indagini e nelle perizie.
Nel corso delle indagini, emerse il coinvolgimento di Rudy Guede, un giovane ivoriano che aveva frequentato Meredith. Le sue impronte e tracce di DNA furono trovate sulla scena del crimine. Guede fu arrestato e, nel 2008, processato con rito abbreviato. Fu condannato a 30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato da violenza sessuale. La pena fu successivamente ridotta a 16 anni. Dopo aver scontato parte della pena, nel 2020, Guede ottenne l’affidamento ai servizi sociali, in considerazione del suo percorso di recupero durante la detenzione.
Il caso di Meredith Kercher ha sollevato numerosi interrogativi sulla giustizia italiana. Le contraddizioni nelle indagini, le lacune nelle perizie e le decisioni delle corti hanno alimentato il dibattito pubblico. La vicenda ha anche messo in luce le difficoltà del sistema giudiziario nel gestire casi complessi e la necessità di garantire processi equi e trasparenti.
Il delitto di Meredith Kercher rimane un caso emblematico di come la giustizia possa essere influenzata da fattori esterni, come la pressione mediatica, e di come le indagini possano evolversi nel tempo, portando a nuove ipotesi e a revisioni delle sentenze. La vicenda continua a sollevare interrogativi sulla verità e sulla responsabilità, lasciando aperti molti interrogativi sulla reale dinamica dell’omicidio.