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martedì, Giugno 17, 2025

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Fra’ Girolamo Savonarola e la critica alla Chiesa

Ricorre in questi giorni l’anniversario della morte, avvenuta nel 1498, di Girolamo Savonarola, bruciato in piazza della Signoria in Firenze senza tanti complimenti perché in odore di eresia.

La questione che interessa questo scritto non è di spiegare la figura di questo frate domenicano perché già è stato scritto di tutto, ma cercare di attualizzare il suo pensiero in relazione alla deriva della Chiesa attuale.

Innegabile che la morte di questo sostanziale eroe moderno sia stata lo spartiacque e al contempo un segnale evidente di una Chiesa che si proclamava evangelicamente misericordiosa salvo poi reprimere il dissenso all’interno di essa con l’Inquisizione.

Senza stare a ripercorrere gli orrori di tale periodo che hanno segnato la storia delle Chiesa per un periodo importante e lasciando basiti – agli occhi attuali – chi ha studiato tale fase, rimane innegabile che la Chiesa stessa abbia – nel corso del tempo – inanellato una serie di nefandezze che ancor oggi avere fede in essa diventa un martirio emotivo.

Se l’Inquisizione è stata anche il volano della visione di insieme che si aveva della follia per eliminare voci dissonanti al mainstream religioso affibbiando la patente di matto o di indemoniato, risulta evidente che tale macchia operativa rimane un ricordo indelebile della non infallibilità della Chiesa stessa e svilendo il mistero petrino.

Spesso mi sono accorto, da profondo credente in Cristo, che il sistema religioso si sia auto alimentato per la conservazione del potere temporale e traducendo le Sacre Scritture nel modo che servisse di più allo scopo prefissato plasmandole all’esercizio del potere stesso con errori di fondo difficilmente superabili se non con una profonda fede.

Non per nulla, tanti anni fa, incontrai sul mio cammino un frate cappuccino veneto che ebbe a sentenziare che più conosco i preti e penso che più devo avere fede in Cristo.

Questo per far intendere che è il sistema ecclesiastico ha sempre fatto acqua da tutte le parti e Savonarola è stato un precursore visionario, se non addirittura un veggente, di quello che sarebbe stato un errore di fondo nella interpretazione delle Sacre Scritture.

E come tutti i veggenti additato come matto o rifiutato dal sistema e agendo la Chiesa di conseguenza.

Indubbiamente la quest’ultima è un apparato che resiste da millenni e non è mai stata quel fulcro di democrazia e di dibattito interno come ha sempre cercato di far apparire, perché ha sempre prevalso il dogma papale – il più delle volte umorale – ma certo è che comunque sta resistendo ai vari tentativi di rivoluzione teologica che sfocia, il più delle volte, in una confusione che lede il diritto del fedele ad avere risposte adeguate ai misteri divini.

La corsa verso il baratro dei dogmi della Chiesa hanno avuto in Leone XIII e San Pio X un argine importante per rimettere al centro della questione Cristo per cercare di ridare nuova linfa alla dottrina della Chiesa che con il Concilio Vaticano II aveva dato segni di prime vistose crepe.

Soprattutto San Pio X con la enciclica Pascendi Dominici gregis tuonò contro la deriva modernista della Chiesa, ma nei primi anni del 1900, quindi figuriamoci se vivesse oggi cosa direbbe.

Forse la prima cosa che farebbe è fare un portentoso mea culpa nei confronti del Savonarola e verso tutte quelle persone di Chiesa o meno che sono arse vive perché voci discordanti al pensiero ecclesiastico-imperiale.

Il problema, infatti, nasce dalla diversa concezione filosofica della società per la prorompente esternazione dei grandi filosofi dell’800 di due secoli fa e l’affacciarsi dei primi rudimenti del pensiero socialista e poi marxista e successivamente le derive “nere” e il grande orrore della massoneria che ha comportato che la Chiesa stessa, per far fronte a questi “nemici”, si e’ dovuta plasmare sul sociale e assurgendo a holding del volontariato ecumenico.

Ma rimane indubbio che Savonarola sia stato il precursore delle tante criticità della Chiesa a motivo del quale è assurto all’Olimpo degli involontari critici riformatori che hanno nella trascendenza il valore fondante della dottrina di Sant’Agostino e di San Tommaso d’Aquino con il suo “tomismo”.

Ne consegue che oggi la Chiesa deve recuperare il suo spazio e fornire le adeguate indicazioni per essere fedeli per Cristo e in Cristo altrimenti rischia di scomparire e, per ovviare a ciò, fare proprio il pensiero critico del Savonarola e alla voglia di trascendenza del popolo.

I primi segnali di questo recupero stanno emergendo con l’attuale apa Leone XIV.

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