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martedì, Giugno 17, 2025

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L’elezione di Leone XIV, il Papato tra nuove sfide e continuità

Avendo frequentato per tanti anni gli apparati ecclesiastici per motivi di fede e non di hobby, ho sempre avuto un occhio di riguardo a ciò che accedeva oltre Tevere e accompagnando il tutto con letture e riflessioni adeguate anche dal punto di vista teologico e ovviamente non capendoci nulla.

Prima che venisse eletto il Papa Statunitense ho avuto modo di interfacciarmi con persone di calibro mostruoso sia per preparazione storica – evangelica sia per la fede incrollabile e, quindi, invidiandoli per il loro sapere come ad esempio l’insigne costituzionalista professor Trabucco del Veneto che riesce a coniugare al meglio l’aspetto didattico con un sapere delle sacre scritture mostruoso.

Ed è logico che se dovessi prendere a parametro la sua scienza, non dovrei scrivere nemmeno una recensione su la Settimana Enigmistica per non fare una figura barbina a motivo del quale mi attengo a pochi ed empirici fatti che sembrano sotto gli occhi di tutti.

Le considerazioni da svolgere sono molteplici e hanno vari risvolti, ma non mi avventuro ad essere vaticanista perché da una parte non sono in grado e dall’altra perché i grandi specialisti della materia hanno anche questa volta toppato sul nome del nuovo Pontefice.

Innegabile che la grande stampa italiana abbia sponsorizzato principalmente il cardinale Zuppi affibbiandogli l’ipotesi di discepolo prediletto di papa Bergoglio e, dall’altra, l’ammirazione per quel suo modo spiccio di trattare le cose perché bolognese, diventando il totem di una sinistra cattolica che risulta un ossimoro.

Tutti hanno sponsorizzato la grande battaglia tra chi voleva un ritorno alla tradizione e chi un rinnovamento della Chiesa in chiave progressista e andando a ricalcare malamente la eterna diatriba conflittuale tra destra e sinistra e non parlando nessuno di fede se non il professor Trabucco citato e altri pochi eletti.

Bizzarre sono le ipotesi che si sono succedute ante conclave e post conclave dove i grandi giornalisti si stanno divertendo a dare interpretazioni e previsioni che ricalcano il flop previsionale sul nome del nuovo Papa dimenticando che non si saprà mai cosa sia accaduto all’interno della Cappella Sistina perché i cardinali hanno prestato giuramento di segretezza.

Ed è giusto così.

Personalmente facevo il tifo per un Papa restauratore, quasi da ancièn regime, per rifondare quella Chiesa che ha avuto in Bergoglio la summa di una laicizzazione devastante della Chiesa stessa con il nulla teologico e tanto di politico a motivo del quale adorato dalla sinistra che non sa neanche cosa siano i Vangeli apocrifi.

Eletto invece uno Statunitense spiazzando – come giusto – tutti.

Già dal giorno dopo i giornali hanno cominciato a parlare di continuità con il papato bergogliano, ma io non ne sono tanto sicuro dal momento che – da piccoli fatti che sembrano insignificanti e invece sono portanti – già la scelta del nome di Leone XIV significa tante cose.

Il nuovo Papa è un agostiniano, cioè appartenente ad un ordine che si rifà al forse più grande teologo della Chiesa che è sant’Agostino e seguito a brevissima distanza da san Tommaso d’Aquino, quest’ultimo portavoce del coniugare aristotelismo con il Vangelo e sfociando – appunto – nel tomismo che di fatto regna attualmente la Chiesa anche se appare – soprattutto dopo lo scellerato Concilio Vaticano II – che l’aristotelismo sia stato sostituito con il marxismo, sfociando tutto nel ridicolo teologico.

Per certi aspetti mi sono sbellicato dalla risate quando leggevo che i cardinali dovessero essere illuminati dallo Spirito Santo per effettuare la scelta migliore quando in realtà anche in Conclave si presume che ci sia stato un ruolo solo politico di alleanze e contro alleanze per la divisione del potere.

Ed è venuto fuori questo qui che vedremo se riporterà Cristo al centro della Fede.

Questo perché papa Bergoglio si è rivolto più ai laici – se non addirittura agli atei – lasciando indietro i credenti che hanno aspettato inutilmente risposte evangeliche che sono mancate clamorosamente, venendo quindi definito l’anti papa per eccellenza da quest’ultimi e non frequentando quindi più le parrocchie gestite – di fatto – da preti tramutati in assistenti sociali.

Ho personalmente il sentore che questo nuovo Papa ci potrà sorprendere per rinnovare la Chiesa nel segno della tradizione e ciò lo si desume dalla scelta del nome che si rifà a Leone XIII che promulgò due encicliche formidabili: Aeterni Patris, squisitamente teologica e la formidabile Rerum Novarum, in assoluto la prima enciclica sociale di un Papa.

La potenza di quest’ultima consiste che papa Leone XIII nel 1891 analizzò l’ideologia marxista e socialista e il capitalismo sfrenato, demolendole entrambi come è giusto che fosse per rimettere al centro della questione Cristo, non le teorie simil economiche come ha fatto il Papa delle pampas.

Come affermava Ratzinger, che si è rivelato un profeta, la Chiesa sarebbe stata destinata ad essere per pochi iniziati e catacombale ma molto più solida e per pochi eletti in Cristo, augurandosi in cuor suo che ci fosse sul soglio di Pietro un Papa che continuasse, nel solco della tradizione, la costruzione della Chiesa sulla pietra d’angolo anziché a Santa Marta che è simbolo di una semplicità di facciata per gli stolti dato che la Chiesa non paga tasse governative italiane.

Ne emerge che forse, con il Papa statunitense, ci sia questa indicazione di riportare la riflessione teologica al centro del papato per dare risposte ai veri fedeli che si sono sentiti smarriti con il pontificato di Bergoglio interrompendo quell’opera di demolizione cominciata da quest’ultimo a facendola assurgere – speriamo temporaneamente – ad organismo laico per la gioia dei sinistri de noantri.

Di converso, la auspicata restaurazione, potrebbe comportare il distacco da politiche sociali italiane e per tale motivo invisa alla sinistra che si è scoperta teologica solo quando si parla di immigrazione non per il dolore del distacco dalla loro terra di questo derelitti, quanto per avere un bacino elettorale più grande.

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