In questo giorni la Regione Toscana ha promulgato una legge regionale che permette il suicidio assistito e apriti cielo.
La Toscana, quando era Granducato, nel 1786 fu il primo Stato al mondo che eliminò la pena di morte e quindi si può affermare senza ombra di dubbio che tale regione ha sempre precorso i tempi.
E chiaramente c’è stata una levata di scudi tra i cattolici oltranzisti e il resto del popolo che vede in questa nuova legge un passo avanti verso la modernità.
Sul punto ho le mie idee che vi esterno anche se non ve ne frega nulla, ma almeno vi invito a riflettere.
Premetto che sono un credente e mio malgrado Cattolico Apostolico Romano e quindi, in linea astratta, dovrei essere contro questa legge considerata scellerata quando in realtà ha solo profili di incostituzionalità perché prima si deve adeguare la Costituzione all’articolo 2 che sancisce – tra l’altro e in buona sostanza – il diritto alla vita come inviolabile.
Ne consegue che prima si modifica la Costituzione e poi si mette mano alla questione.
Faccio un passo indietro.
Quando ero giovane, tra i 18 e i 25 anni e frequentavo assiduamente le organizzazioni cattoliche – non i neocatecumenali ben inteso che mi stanno sullo stomaco e ritenendoli la nuova Jihad Cristiana – ero contro l’aborto, contro la pena di morte e contro il suicidio assistito ritenendo che solo Nostro Signore potesse dare e togliere la vita.
Poi con il passare del tempo e affacciandomi sul mercato del lavoro che comporta inevitabilmente un confronto costante, ho iniziato ad avere i primi tentennamenti, ma non certo sulla pena di morte che rimane il top dell’inciviltà a prescindere.
Adesso sono a favore che esista la possibilità di ricorrere all’aborto e al suicidio assistito per svariati motivi che vi dico, ma basta che non si arrivi, con queste due scuse, all’eugenetica dei nazisti che già siamo sulla buona strada.
Sono sempre stato un fautore della netta distinzione tra Stato e Chiesa e dagli articoli che ho scritto su questo magazine si capisce che ho sempre tuonato contro la Santa Romana Chiesa quando entra a far politica cercando di influenzare l’elettorato su cui il popolo nulla osserva perché consiglia sempre candidati di questa sinistra neanche al caviale, ma alla porchetta.
Poi quando la Chiesa tuona contro aborto e suicidio assistito, gli stessi compagni rimangono indignati per questa interferenza della stessa nelle leggi dello Stato e facendo risultare il tutto come qualcosa di imbarazzante ed esilarante nello stesso tempo e il risultato si vede alle urne.
E invece, in quest’ultimo caso, la Chiesa fa la Chiesa, nulla da eccepire anche se a corrente alternata.
In uno Stato moderno le leggi devono essere tarate sulle libertà e per cui ben vengano le leggi sull’aborto e sul suicidio assistito o le unioni civili tra persone dello stesso sesso perché ogni persona deve avere il diritto di decidere il proprio destino senza che qualcuno ci metta bocca se non vìola la legge penale.
Se poi uno è un vero credente non deve abortire o non chiedere il suicidio assistito per coerenza evangelica, ma non può pretendere che chi non crede in Cristo si adegui a qualcosa per loro di fantasioso.
Si chiama rispetto civico che esula dalla Fede stessa, anzi.
Se una persona è credente deve comprendere necessariamente, in una continua applicazione della Misericordia, anche le esigenze degli altri anche se dovessero comportare iniziative che vengono considerate scellerate quando in realtà sono piene di dolore nel farle.
Decidere di abortire perché il nascituro ha qualche deficit o perché non si sa come mantenerlo, implica un bel dramma interiore soprattutto nella donna anche se poi si abortisce per svariati motivi anche contraccettivi (in quest’ultimo caso il nascituro te lo tieni perché ci sono mille modo di contraccezione).
Decidere di farsi da parte perché se ne hanno le scatole piene di soffrire in stato semi vegetativo o perché i familiari vedono sul medesimo letto un familiare immobilizzato da anni con la speranza che muoia, non è cattiveria o egoismo, ma una sofferta scelta di amore estrema.
Non credo che Englaro si sia alzato la mattina con il piede sbagliato e abbia combattuto per il fine vita della figlia per un capriccio, sua figlia non un’estranea, ma con la sofferenza di padre che decide – come deve essere – il bene della figlia stessa.
Ma d’altronde, inutile nascondercelo, il fine vita già esiste nei fatti concludenti di non utilizzare l’accanimento terapeutico farmacologico che consiste da una parte nel testamento biologico e dall’altra la sospensione delle cure per lasciar morire il paziente senza speranza.
Portate un anziano di età di poco superiore agli 80 anni e mettetelo nel reparto di Medicina Interna: esce con i piedi in avanti.
Io, per esempio, ho fatto il testamento biologico decidendo di farmi andar via qualora dovessi diventare un peso per i miei figli che, invece, devono vivere la loro vita e non starmi dietro per la tutela di una vita che Dio ha già deciso quando sono nato e chiamandolo destino.
Perché se si ha un minimo di buon senso in tutti noi c’è la paura di essere un peso per i nostri affetti stretti.
Ho amici sfiancati dal dover assistere i genitori anziani che sono in attesa della morte e passano la vita sfiorendo nello stare dietro a perenni malati terminali.
Dio ci ha donato il libero arbitrio e su quello si fa leva per santificare la vita stessa dal momento che, come diceva papa Ratzinger avanti con l’età e mal messo di salute, diceva che non si preparava ad una fine, ma ad un incontro.
E quindi Dio, che è misericordioso, non andrà a verificare se l’aborto o il suicidio assistito sia un peccato dato che, se anche lo fossero, ci perdonerebbe tutto.
È il suo compito e speriamo che capisca.